Mio figlio gay?!

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LETTERA

Qualche giorno fa ho letto su ilgiornale.it che una coppia di star hollywoodiane permette alla loro figlia di comportarsi e vestirsi da maschio. La notizia mi ha molto turbato, sebbene sulle prime non ci avessi dato peso.

Ho un figlio di 16 anni e spesso porta a pranzo un’amica. Di recente ho sentito che si mettevano d’accordo per recarsi a una manifestazione delle sentinelle in piedi, con l’obiettivo di provocarle e di appoggiare le iniziative dei “pastafariani”.

Quando ho sentito questa parola, “pa-sta-fa-ria-ni”, mi sono spaventato. Ho studiato il vostro sito, ho perlustrato da cima a fondo i commenti sulle pagine fb a voi riferite. Ho poi fatto la scoperta più sconvolgente della mia vita: mio figlio ritiene di essere gay.

Ho già capito che voi non sarete del mio avviso, eppure educare un figlio significa anche correggere i suoi passi, insegnargli a camminare dritto. Indulgere innanzi a evidenti momenti di confusione a cosa può portare? Continuano a dirci che l’omosessualità non è una malattia, ma come non chiamare “deviazione” una percezione di sé inversa al proprio genere sessuale?

Le sentinelle, così vilipese, forse sono un allarme. Ma dove stiamo andando?

Lettera firmata

 

RISPOSTA

Mio caro signore,

negli ultimi decenni, la vicinanza, la contaminazione tra culture, popoli, gradi differenti di sviluppo economico, hanno imposto al mondo una riflessione più attenta ai temi educativi dei nostri figli. La Carta dei diritti del fanciullo è il documento internazionale che sintetizza lo sviluppo di tale riflessioni. Per la prima volta è sancito il dovere da parte degli adulti di ascoltare i bambini e di considerarli come soggetti attivi, capaci di concepire e esprimere pensieri validi.

L’identità sessuale di una persona è connaturata e anche formata in base alle esperienze vissute nonché alla propria indole. L’obiettivo di qualsiasi tipo di educazione è quello di rendere l’individuo capace di scegliere, di decidere, di sviluppare autonomia nell’esercizio rispettoso della propria volontà.

Suo figlio “ritiene” di essere gay e lei vive con accorata preoccupazione tale eventualità.

La società si accorda sulle proprie convenzioni, queste devono servire a stare bene tutti insieme. Una società che concorre realmente al benessere di tutti, deve considerare il più possibile l’idea di felicità di ciascuno: più sono contemplate le differenze, più le possibilità di realizzazione di sé sono estese.

La natura, alla quale spesso ci appelliamo per stabilire cose è morale e cosa no, non fissa regole ed è in continua trasformazione. La vera grande legge della natura è quella dell’adattamento, che altro non è che riconoscimento della realtà delle cose. L’omosessualità non è un’eccezione o una deroga allo stato naturale, è un aspetto della natura, se proprio questo può aiutarla a guardare a suo figlio in maniera più serena.

Dove stiamo andando? Dove lei decide di andare. Lei ha una grande opportunità di scelta. Oggi, con questa lettera, lei può scegliere se essere, per i prossimi anni, il problema di suo figlio o se costituire il riferimento affettivo che lo aiuterà a vivere consapevolmente la propria natura.

Mi auguro che lei decida per questa seconda strada, perché si darebbe un compito meraviglioso. Insegnerebbe a suo figlio a capirsi e a conoscersi, giungendo a essere una persona matura. I pa-sta-fa-ria-ni sanno che “maturo” non vuol dire “conforme”: un frutto si dice maturo quando i principi nutritivi e le caratteristiche complessive sono pervenute alla loro piena espressione.

Lasci che suo figlio si realizzi, lasci che sia felice. Cosa dovrebbe volere un papà se  non la felicità del figlio?

Perché non ne parlate di fronte a un boccale di birra, insieme, questa sera, da padre e figlio?

Beverenda Scialatiella Piccante

 

 

 

Spappessa (ex Pastefice Massima), assatirata, compagna di arrembaggi di artistə perseguitatə per ideologie religiose, ispiratrice con le sue accorate parole della Ciurma Pastafariana dalla Campania a tutto lo Stivale.

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