Idee pericolose

LETTERA

Cara signora,

adesso lei dice di essere Pastefice massimo di una chiesa ed io mi domando, ancora una volta, se è lecito scherzare sulla religione alla luce di quello che continua ad accadere nel mondo. Forse lei non si è resa conto che nuove crociate partono verso le nostre terre, persone innocenti saranno private della vita!

E ci sono persone come lei che fanno della derisione una religione. Una risata ci seppellirà?

In che modo pensa di contribuire alla pace nel mondo, gentile signora? Con la satira e con il Pastafarianesimo?

Non crede che sia ora di avere riguardo e di lasciare le idee pericolose, di non disturbarle, solleticarle, di lasciare – insomma – che si sopiscano?

La religione è come l’amore, è il motore della vita. Riconoscerne il ruolo significa non esasperarla.

D. M.

RISPOSTA

Sebbene mi accinga a risponderle molto volentieri, devo farle notare un errore di fondo: non a me avrebbe dovuto indirizzare la sua missiva. Come capo religioso del Pastafarianesimo in Italia, pratico una religione che non contempla vendette in nome di Dio. Come fervente pastafariana, non compio delitti in nome della mia religione.

Vengo adesso al punto della sua lettera che considero focale. Lei suggerisce di lasciar stare le idee pericolose.

Non esistono idee pericolose, car* amic*. Esistono persone pericolose: le persone sono capaci di rovinare le feste e i tramonti, figuriamoci le teorie. Le idee bigotte, noiose, discriminatorie e razziste, idee odiose, diventano potenti solo se persone le pensano e persone le attuano. 

Il Pastafarianesimo, persino laddove può sembrare comico, non fa altro che portare le idee al livello degli uomini, consentendo loro di guardarci dentro e realizzare che ne hanno combinato.

Parlare delle idee, secondo me, è fondamentale per il motivo opposto a quello che lei espone. Se le lasciamo in balia degli integralismi, quasi esse ne fossero l’esclusiva prerogativa, il mondo subirà gli effetti di un’interpretazione sottratta della possibilità della scelta, del ripensamento, di percorsi di verità. “Lasciare stare” significa abbandonare la storia di tutti ai progetti di pochi. Discutere delle idee, inoltre, dovrebbe indurci a riflettere sulle nostre specialmente, perché se esistono popoli che si organizzano dietro trincee ideologiche, c’è da scommetterci che dall’altra parte del fronte c’è chi dispiega propri arsenali ideologici.

Dalle idee non nascono solo combattimenti e scontri, anche valori etici. Tuttavia sono convinta che ciò possa avvenire solo quando alla fame si risponde smettendo di consultare i menù e portando il cibo in tavola.

Sa cosa penso di quelle che lei definisce “idee pericolose”? Queste idee servono a degli obiettivi, obiettivi che nascono da bisogni più che da valori.

Portando in trasparenza gli obiettivi e i bisogni, ad esempio attraverso l’informazione e la partecipazione, però, possiamo individuare le dinamiche che riportano le responsabilità alla politica, all’economia, alla legge, che avvalorano cioè il vero campo dell’azione e del progetto civili.

Sto asserendo molte banalità materialiste. È giusto inserirne qualcuna di ordine religioso, allora.

Il Pastafarianesimo pone la religione al massimo grado del sapere umano, in forza di tale sapienza la critica delle religioni va a corretto riconoscimento del loro ruolo perché le incita a collocarsi nella sfera più nobile, che non può lasciarsi esasperare dalle debolezze o dagli affanni. C’è la possibilità, per tutte le religioni, di non determinare conflitti, barbarie, sopraffazioni, bensì di costruire il cerchio caldo dove la parola, i lutti, le nascite, le unioni trovano riparo e celebrazione: nella dimensione privata di chi ha trovato la propria ispirazione. I religiosi intenti a custodire tale possibilità sorridono con me, miei fratelli, di fronte a quel sentimento del contrario che ci fa avvertire le tragiche contraddizioni dell’uomo. 

E vede, car* signor*, l’umorismo non sarebbe possibile senza coscienza etica, perché non si ride se non si ha consapevolezza di ciò di cui piangere.

Pappa Scialatiella Piccante I,

Pastefice massimo della Chiesa Pastafariana Italiana

Spappessa (ex Pastefice Massima), assatirata, compagna di arrembaggi di artistə perseguitatə per ideologie religiose, ispiratrice con le sue accorate parole della Ciurma Pastafariana dalla Campania a tutto lo Stivale.

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