Da una leggenda secolare trascritta dall’uncino di Paolo L’Apostrofo.

E anche quest’anno, la sera prima del solstizio d’inverno, il Capitano cominciò a prepararsi per il suo lungo viaggio.
La Nave era pronta, aveva cominciato ad attrezzarla sin dalla mattina, aiutato dalla sua ciurma di pinguini. Era una nave magica, la Nave: tanto per cominciare volava.

Non nel senso che fosse veloce (cioè, insomma, era anche molto veloce) ma che letteralmente volava, si sollevava da terra e non aveva bisogno di un mare su cui galleggiare. Inoltre era molto pratica, in quanto per il resto dell’anno poteva starsene piegata come una coperta sul ripiano più alto dell’armadio; magari era un po’ ingombrante, ma sempre meglio che lasciarla parcheggiata in cortile per undici mesi abbondanti.

 

Il Capitano si aggiustò la benda che gli copriva l’occhio sinistro (l’aveva perso anni prima in combattimento) e il cappello a tesa larga che portava sempre in testa. Con quel cappello rosso fuoco e con la grande barba bianca aveva un aspetto decisamente imponente; i maligni dicevano che portasse sempre il cappello perché stava perdendo i capelli, ma si sa che le malelingue sono sempre pronte a dire qualsiasi cosa.

Tutti gli anni il Capitano salpava con la Nave la sera del solstizio e volava ininterrottamente fino a capodanno, che lui preferiva chiamare Capo Danno, girando intorno al globo e distribuendo doni a tutti i Pirati di buona volontà. Se eri stato un buon Pirata, potevi essere certo che la mattina del 22 dicembre, oppure del 23 o del 24 o al massimo del primo gennaio, ti saresti alzato dalla tua branda per scoprire che durante la notte il Capitano aveva lasciato qualcosa per te.

Quest’anno però le cose non volevano andare per il verso giusto, tanto per cominciare il Capitano non si era ancora ripreso completamente da tutta la birra che aveva bevuto la sera prima, ed era di pessimo umore:

– Cos’è questa roba? – urlò al Primo Pinguino: – Perché la Nave è così carica?

In effetti la Nave scricchiolava sotto il peso del carico e sembrava quasi che facesse fatica a sollevarsi, da quanto era stata riempita la sua stiva. C’erano pacchi e pacchetti ammucchiati persino sul ponte e i poveri pinguini avevano qualche difficoltà a districarsi in mezzo a tutta quella confusione, mentre si preparavano a levare le ancore e alzare le vele.

– Non è colpa nostra, Capitano, – rispose il Primo Pinguino – sai bene che da una decina d’anni il numero dei Pirati ha continuato ad aumentare, ma tra quest’anno e il precedente c’è stata un’impennata incredibile. Pensa che non siamo neanche riusciti a caricare tutto, e dovremo ripassare da qui verso la sera del 28 per fare un secondo carico.

– Va bene… va bene.

Il Capitano sembrava un po’ rabbonito: – Non possiamo certo lamentarci se il numero dei buoni Pirati aumenta, dopotutto il nostro lavoro consiste proprio nel premiarli. Ma non so veramente come faremo a fare tutte le consegne in tempo: con questa mania del riscaldamento centralizzato e delle caldaie a gas, le case in cui posso passare dal camino nel cuore della notte si contano ormai sulle dita di una mano, e adesso si sono messi anche a usare quei maledetti infissi con i doppi vetri, che sono difficilissimi da scassinare senza lasciare tracce!

– Però – fece notare il Primo Pinguino – negli anni passati sei sempre riuscito a entrare.

– E grazie! – rispose il Capitano stizzito: – Certo che essere una creatura mitica aiuta. Dopotutto posso cambiare forma e dimensioni a volontà, quindi è difficile impedirmi di entrare; però questa cosa di entrare nelle case passando dalle gattaiole mi ha stufato. Non è dignitoso, non so se mi spiego.

Un mozzo pinguino che passava di lì in quel momento si intromise nella discussione:

– Oh Capitano, mio Capitano, – per qualche motivo al Capitano piaceva essere chiamato così – se permetti avrei un’idea.
– Parla pure, mozzo, qualunque cosa pur di non passare da un’altra gattaiola.
– Stavo pensando, oh Capitano, che potresti provare a copiare i metodi della concorrenza.
– Intendi il grassone con la slitta? Ma se è lui che ha copiato da me!
– No, mio Capitano, stavo solo pensando che se cambiassimo di un poco la rotta e partissimo dodici ore dopo l’orario solito, potremmo fare il solito giro di giorno invece che di notte.
– Non capisco…
– Quello che voglio dire, mio Capitano, è che potresti consegnare i tuoi doni usando i metodi di Amazon, suonando alla porta di gior… aargh… hfff… – Il povero mozzo rischiò seriamente di venire strangolato dal Capitano. Fu salvato solo dall’intervento di due delle sue figlie, Brunhild e Ragnhild, che salvarono la vita del pinguino e riuscirono a calmare il Capitano.
– Ma come si permette quel pinguino? Io, il Capitano, dovrei andare in giro a suonare campanelli come un fattorino di DHL?
– Papà, – lo blandì Brunhild – ricordati delle gattaiole…
– Sì ma… E poi come facciamo a fare le consegne di giorno? Ci vedrebbero tutti!
– Ma la Nave è magica, – gli fece notare Ragnhild – non potresti renderla invisibile per chi non è un Vero Pirata?
– Mmmf, sì, certo, si potrebbe, ma…

Alla fine il vecchio Capitano si lasciò convincere.

Quindi, se nei prossimi giorni suonerà alla vostra porta un tipo con una gran barba bianca e una benda all’occhio, vestito in una tuta rosso brillante e con il logo CNC sul taschino, probabilmente vi vorrà consegnare una cassa di birra o dei rampini da arrembaggio nuovi di zecca. Ricordatevi che, se si presenta a ora di pranzo, sarebbe educato invitarlo a dividere con voi il Sacro Spaghetto.

Buon Navale e buone Feste a tutti

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