img_4664Quel giorno Buon Pirata si sentiva come se gli mancasse qualche cosa ed allora decise di andare alla locanda per pregare il Prodigioso.

Dopo essersi vestito con la sua palandrana blu e il tricorno, tutti tempestati di piccoli diamanti come fossero stelline, mise la fascia arancione, la sciabola, che serviva solo ad aprire la birra in verità, e la benda sull’occhio.
Poi sistemò Rosetta, l’amica cagnolina, le mise il cerchietto con il fiocco e la bandana rossa al collo.
Chi mancava ancora? A, sì: il pappagallo colorato!
“Non so ancora come ti chiami …” mormorò tra sè e sè il Pirata.
Il pappagallo piegò la testa di lato e disse:

“Vuoi saperrre il mio nome? Davverrro?”

“A! Ma tu parli!” Esclamó sorpreso Buon Pirata.

“Cerrrtamente che parlo, io. Sono un pappagallo, mica un pinguino, ahrrr! Anzi, orrra ti racconto la storrria del mio nome.”

E cominció a spiegare al Pirata di quando era un pappagallino nato in una gabbia a Maracaibo. A proposito, a sentire quel nome, Buon Pirata ebbe a sospirare così forte che Rosetta fece un balzo e cominció ad annusare dappertutto.

Fattostà che un capitano Filibustiere lo compró e se lo pose subito appollaiato sulla spalla.

Era così carino, proprio un amore di pappagallino, che una bambina chiese di poterlo vedere da vicino, e poi esclamó rivolta al capitano accucciato:

“Ha i colori dell’arcobaleno. Lo chiamerete Tu Chitti, vero Filibustiere?” Lui rise e disse che sì, il nome gli piaceva molto, poi lo portò nella sua nave. Fu lui ad insegnargli a parlare. Navigarono i Sette Mari, ma a questo capitano Filibustiere piaceva un sacco sfidare le temperature polari a torso nudo, poiché adorava il freddo ed il ghiaccio. Però obbligava anche il suo equipaggio a rimanere al gelo senza casacca e camicia. E così sapeste quanta tosse e geloni che si prendevano i poveretti?

Ma noi che osserviamo i Condimenti sappiamo che l’ottavo dice: “Io preferirei che tu evitassi di fare agli altri quello che vorresti fosse fatto a te a meno che non lo apprezzi.”

E quando pure Tu Chitti si prese un raffreddore coi fiocchi, allora il Filibustiere fu toccato dallo Spaghetto. Si diresse verso mari più caldi e permise alla ciurma di vestirsi. Anche se a lui continuava a piacergli il freddo.
“Ti chiami Tu Chitti? Mi piace! Mi garba assai! Ahrrr…” disse Buon Pirata
“Ahrrr … Ahrrr …” ripetè Tu Chitti … a pappagallo.
Tutti e tre si incamminarono verso la Locanda. Si sedettero ed arrivò loro il cibo: spaghetti con le polpette per il pirata e Rosetta, e semi di girasole a Tu Chitti. Oltre alla sacra bevanda, il Tè, una bella teiera fumante per Buon Pirata.
Poi successe una cosa meravigliosa: Buon Pirata guardò dentro la Teiera e sembrò ricordasse qualcosa di importante perchè sorrise e sembró illuminarsi.

Seppe proprio in quel momento
cosa gli mancava: Maracaibo, la città meravigliosa!

Doveva lasciare l’Isola dove abitava, trovare un Galeone nuovo che lo portasse via. Doveva continuare la sua fantastica avventura.
Allora uscì in strada portando la Teiera, e la lasciò. Ma non cadde a terra. No, prese a volare nel cielo. Sempre più su, sempre più in alto, fino ad arrivare tra i Pianeti lontani.

“Ecco è arrrrrrivata! Ahrrr …” esclamó Tu Chitti, poiché i pappagalli sono gli unici che possono vedere così lontano “Orrra è con l’Unicorrrno ed il Prrrodigioso!”

E Buon Pirata si tolse il cappello e salutó: “Ahrrr!”.
Da quel giorno si disse: “Solo chi può guardare lontano vede la Teiera Volante.”

RAmen.

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