Olivetta adesso faceva parte della ciurma, e tutti erano contenti della sua esuberanza.

Anche se qualche volta si faceva prendere la mano e vestita da Corsara Nera, con voce tonante, dava ordini a tutti, anche a Buon Pirata.

“Mozzo, tira bene il cordame!” diceva a Rosetta.

“Woffy!!” ubbidiva la cagnolina.

“Voi, pendagli da forca! Orzate il pappafico!” ordinava a Tu Chitti e a Cuccuruccuccù.

“Ahrr capitano!” diceva il pappagallo che eseguiva l’ordine assieme al Tucano.

“Nostromo, badate alla rotta! Non vogliamo andar per scogli, vero?” si rivolgeva al Pirata.

“E tu cosa fai? Dai una bella lustrata al ponte, nel frattempo?” gli rispondeva con una grossa risata Buon Pirata.

E tutti ridevano di gusto.

Così navigavano già da un bel pezzo. Buon Pirata mostrò una mappa delle isole ai suoi amici, mostrando loro un puntino.

“Quest’isola si raggiunge dopo un banco di nebbia. Chi ci passò e fu fortunato a tornare indietro, racconta di aver sentito il canto della Sirena.”

Il canto della Sirena in effetti spaventava molto i marinai, anche quelli più provetti.

C’erano solo altre due cose che li terrorizzavano: il Kraken e finire il Rum prima di arrivare in porto.

Ma i nostri beniamini, non avevano la benchè minima paura. Nossignore!

Quindi decisero di visitare l’isola, Sirena o meno.

Seppero di essere vicini all’isola perchè incontrarono un nebbione, così fitto che a tagliarlo con la spada poi bisognava rifargli la lama.

Ed allora tutti con gli occhi bene aperti.

“Facciamo attenzione che non ci siano scogli, o siamo panati e fritti!” disse Olivetta.

Tutt’ad un tratto, sentirono un canto. La voce era così soave, ma così soave, che ti rapiva all’istante.

“La Sirena che canta! Seguiamo la direzione del suono, ma facciamo attenzione!” fece Buon Pirata.

Così lentamente proseguirono, sempre seguendo la bellissima voce.

Dopo poco la nebbia si diradò, e si ritrovarono a scivolare in una calma insenatura. C’era una spiaggetta, ed al centro di questa un grande scoglio a picco sul mare.

Appollaiata su quel grande masso stava una figura di ragazza dai lunghi capelli color corallo, che continuava a cantare sorridendo.

La Ciurma ancorò il Galeone e scesero a terra, curiosi di conoscere la Sirena che li aveva condotti fuori della nebbia senza pericoli.

Quando furono vicini Buon Pirata, che aveva il pappagallo su una spalla, la salutò:

“Buongiorno a te, Sirena!” E si tolse il cappello. Dietro di lui Olivetta, che sulla spalla aveva il tucano, fece lo stesso, ma con più enfasi, come volesse salutare il pubblico. Ed anche Rosetta latrò deliziosamente, come volesse imitare il canto.

“Sirena? Io?” disse ridendo la fanciulla “Salve a voi Pirati, ma io non sono una Sirena. Mi chiamo Poppenrocke e sono una cantante. Venite sullo scoglio. Si vede tutta l’isola da quassù. Ci sono i gradini, fate attenzione.”

L’allegra brigata fece come chiedeva Poppenrocke, salirono gli scalini ed arrivarono sul cocuzzolo del grande masso.

E ci stavano comodamente tutti quanti.

Si guardarono in giro e diedero ragione alla cantante, che intanto aveva finito la canzone e si stava spazzolando i capelli: il panorama era stupendo; si vedevano campi coltivati a rettangoli, alcuni gialli di pannocchie di mais, altri rossi di pomodoro ed infine quelli verdi di canapa. E tante piccole fattorie.

“Qust’isola ora è un paradiso, tutti lavorano la loro terra felicemente” spiegò Poppenrocke “vivono dei loro prodotti e li scambiano con le isole vicine. Vivono in armonia senza invidiarsi l’un l’altro.”

Proprio come preferirebbe il Prodigioso nel suo Sesto Condimento, cioè di non erigergli templi multimilionari in onore della sua spaghettosa bontà, perché tali soldi potrebbero essere meglio spesi per: sconfiggere la povertà, curare le malattie, vivere in pace, amare con passione, e ridurre il prezzo delle pay-Tv. Potrà anche essere un essere onnisciente dai carboidrati complessi, ma apprezza le cose semplici della vita.

“Ma non è sempre stato così” continuò la cantante “prima l’isola era piena di industrie che avvelenavano terra ed acqua. L’aria era irrespirabile e la gente ammalata e triste. Ma un bel giorno si stufarono, non vollero più veleni e cacciarono gli inquinatori, pulirono l’isola ed eliminarono l’inquinamento che li faceva star male. Ora potete ben vedere quanto sono più felici. Ora vi porto da loro.”

Scesero dallo scoglio e si avviarono al centro dell’isola. Gli abitanti erano simpatici e bonari, organizzarono subito una grande preghiera al Prodigioso (Spaghetti e polpette, gnam!), in onore degli ospiti. Poi Olivetta e Poppenrocke si misero d’accordo per fare uno spettacolo per ripagare gli isolani: Olivetta interpretò un Pirata che combatteva contro i terribili Hare Krisna, mentre Poppenrocke cantava canzoni dolcissime.

Fu un trionfo, furono invitati per diverse sere e dettero lo spettacolo per tutti.

Buon Pirata alla fine chiese alla cantante:

“Perchè non ti unisci alla ciurma? Vieni con noi e potrete mostrare assieme, su tutte le isole che visiteremo, quanto sia bella la vostra arte.”

“Accetto volentieri” rispose Poppenrocke senza pensarci sù due volte “Quando si parte?”

Da quel giorno si disse: “Se vuoi che la tua isola sia sana, inizia a curare il tuo campo.”

Ramen.

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