Gaysù sbigottisce ancora
Mentre la nostra Ciurma solcava il mare in cerca di occasioni per l’arrembaggio, siamo stati scossi piacevolmente da un’ondata di colore, orgoglio, ostentazione e sete di diritti.
Dopo un anno di bonaccia forzata, infatti, la tanto attesa Onda Pride si è finalmente risollevata per riempire per le strade e le piazze con un messaggio a dir poco piratesco:
“No, non siamo tuttə uguali e ascrivibili a categorie ristrette e preconfezionate, ma
sì, vogliamo essere uguali a qualsiasi altra persona nei diritti e opportunità di vita!”
Sono quindi partite le prime manifestazioni a Ancona, L’Aquila, Faenza, Martina Franca, Roma, Milano, nelle quali come sempre non è mancata la rappresentanza piratesca (vedi ad esempio il filmato del palco del Milano Pride a 4:27:00)
Finite le parate e raccolti i glitter dalle strade, sono rimaste tuttavia le immancabili polemiche.
Anche quest’anno, come già accaduto in altre occasioni, la pietra dello scandalo arriva da rapprentazioni di simboli cari alla religione cattolica rielaborati e proposti in chiave LGBT+: il Gesù Arcobaleno di Andrea Maccarrone al Roma Pride o la croce di insulti omofobi simbolicamente portata in maniera condivisa dalla folla festante al Milano Pride.
“Una bestemmia“, “mancanza di rispetto nei confronti di milioni di fedeli“, “attacco al mondo cattolico“, “ecco la famosa tolleranza della comunità LGBT” e tante altre belle frasi come queste intasano ancora oggi social network e agenzie stampa, con allegato spauracchio del Ddl Zan come fantomatico strumento liberticida nei confronti della cristianità intera.
Ecco un bell’esempio di come si travisa un messaggio, non cogliendone innanzitutto la portata simbolica: il richiamo ad una figura religiosa che predicava amore tra gli esseri umani (così almeno c’è scritto nel libro che ne narra le gesta) all’interno di una manifestazione che chiede a gran voce il diritto di amare; il riferimento alla croce dello stigma che la comunità LGBT+ porta sulle proprie spalle e che si concretizza in molteplici episodi di violenza a scapito dei propri membri.
Insito in questo travisamento, non possiamo poi evitare di notare il portato omolesbobitransfobico: secondo le voci critiche inserire Gesù Cristo in un Pride equivarrebbe automaticamente insultare la sua figura e chi ci crede. Come se l’essere non eterosessuale e cisgender fosse, di per sè, un insulto.
A completare il quadro c’è poi la motivazione che spinge a ricorrere a tali iniziative, ovvero l’immane violenza che quotidianamente si riversa sulle persone LGBT+ da parte del mondo cattolico, dai piani più elevati delle gerarchie vaticane sino ai singoli credenti, passando per i rappresentanti della politica che non perdono occasione per fare propaganda sulla pelle di persone già da troppo tempo emarginate e vessate.
La Ciurma Pastafariana non può che dichiarare un convinto sostegno a tali iniziative, che rispondono a concreti attacchi in modo simbolico e non possono essere sanzionate nel nome di una supposta intoccabilità dei simboli religiosi e di conseguenza delle autorità che li propugnano.
Non sono insulti al sentimento religioso fine a se stessi: sono critiche lecite a quella parte (non rappresentativa dell’intero) del mondo cattolico che predica bene e razzola male, trasformando un messaggio di amore e fratellanza in uno strumento di oppressione ed emarginazione. Questa sì, che è una bella bestemmia!
Sosteniamo qualsiasi forma di libera espressione di dissenso, anche quelle che toccano il sacro, al punto da promuovere una campagna per l’abolizione delle leggi sulla blasfemia nel mondo e in Italia, la nostra Dioscotto, e presentare a Settembre un intero Festival dedicato alle espressioni artistiche ingiustamente censurate perché considerate blasfeme: dopo una calda estate di Pride e lotte per i diritti civili, il Festival delle Arti Censurate vi aspetta a Settembre a Napoli, per parlare ancora di libertà, una parola che ci inebria ma mai ci disseta.
Immagine di copertina: Gay Christ di Carlos Latuff