TLAPD: come si parla come un pirata, anche attraverso l’arte
AHRRR pendagli da forchetta, giù dalla branda, questa è la Giornata del Parla come un Pirata (TLAPD Talk Like a Pirate Day)!
A parte l’utilizzo delle caratteristiche espressioni che caratterizzano l’idioma piratesco, cosa significa “parlare come un pirata“?
Per la nostra Ciurma vuol dire parlare di libertà, utilizzare il potere della parola per arrembare gli spazi del discorso pubblico dove la libera espressione è ostacolata da dogmi e soprusi del potere istituzionalizzato.
Non è un caso che il TLAPD ricorra proprio durante le giornate del Festival delle Arti Censurate “Ceci n’est pas un blasphéme”, promosso dalla nostra Associazione, a Napoli dal 17 al 30 Settembre.
Il Festival raccoglie infatti mostre, convegni, performance di artisti che hanno incontrato ostacoli nei propri spazi di espressione, critica e satira nei confronti delle autorità religiose.
Artisti come Hogre, Doublewhy, Abel Azcona, Daniele Fabbri e ALT (e molti altri ospiti dalla rassegna) hanno affrontato e ancora oggi si trovano a subire denunce, processi, diffide e tanto altro: ostacoli posti da leggi che puniscono la blasfemia, di fatto rendendo intoccabili non tanto i sistemi di credenze nelle forze ultraterrene propri della sfera religiosa della persona (diritto umano inalienabile e pertanto spazio di libertà che la nostra Ciurma difende), ma le organizzazioni e istituzioni che se ne arrogano diritto di rappresentanza su questa terra.
Attraverso questi sistemi di normative anche in Italia si realizza il paradosso di esseri onnipotenti difesi da esseri umani in tribunali terreni, di fatto garantendo l’immunità da critica alle multinazionali della fede e i loro rappresentanti.
La nostra Ciurma promuove l’abolizione di tali normative, nel nostro Paese come nel resto del Mondo, sostenendo le persone che attraverso la loro arte coraggiosamente realizzano incursioni in questo sistema di potere, ingiustamente reso inattaccabile.
La loro arte è per noi vero e proprio “parlare come un pirata” e con il Festival delle Arti Censurate abbiamo voluto portare alla luce i loro discorsi di libertà.
Non ve la perdete, Dioscotto!