Scommettiamo che Dio esiste?

La scommessa di Pascal è un trabocchetto logico piuttosto famoso. Considerato dagli apologeti cristiani un pilastro del pensiero, è in realtà una banale affabulazione pubblicitaria, un gioco delle tre carte. C’è gente che, ancor oggi, non capisce il trucco. Provo a spiegarvelo io.

In pratica, secondo il noto filosofo (noto per tutt’altro e già molto prima che gli andasse il cervello in vapore), la scommessa di aver fede è vincente, perchè credendo a Dio (cristiano, cattolico) si scommette una vita (una quantità finita) a fronte di un premio eterno (dunque infinito).
In particolare, i casi sono questi:

Dio esiste ed io ci ho creduto         => + (mi è convenuto)
Dio non esiste ed io ci ho creduto     => x (non ci ho perso né guadagnato)
Dio esiste ed io non ci ho creduto     => - (ci ho perso)
Dio non esiste ed io non ci ho creduto => x (non ci ho perso né guadagnato)

pesto_vs_pascal

 

Il “calcolo” è basato sull’assunto che, a scommettere su cose inconoscibili, ogni evento abbia pari probabilità, e che il premio abbia un valore infinitamente superiore alla posta (il cui valore diventa, dunque, trascurabile). Come dire, perchè non provare a vincere?

Ed ecco il primo errore di Pascal: per lui, la posta in gioco non ha un gran valore.

In realtà, la sua formulazione potrebbe essere valida, ed il ricavo massimo SE ci si convertisse, tempestivamente, in punto di morte (e SE si vincesse la scommessa, ma questo lo vediamo dopo).
Se la “scommessa” è fatta da bambini, cosa largamente in uso fra i cattolci, si passerà tutta la vita a seguire i dettami di qualcun altro, limitando e condizionando innaturalmente la propria libertà. Il costo, dunque, diventa altissimo. E il premio resta incerto.

Considerando il “costo” della conversione, immediatamente lo schema diventa così:

Dio esiste ed io ci ho creduto         => + (mi è convenuto)
Dio non esiste ed io ci ho creduto     => - (ho perso la posta)
Dio esiste ed io non ci ho creduto     => x (non ci ho perso, non prendo il premio)
Dio non esiste ed io non ci ho creduto => + (non ho perso la posta)

E già si vede come l’opzione “non credere” sia, improvvisamente, complessivamente diventata più vantaggiosa (x+ contro +-), e quindi la scommessa giusta.

Se in più consideriamo che, al “gioco” delle religioni Gesù (versione cattolica romana) NON correva da solo neanche ai tempi di Pascal, risulta semplicistico e irreale considerare solo la scommessa binaria Dio/nonDio.

Se, infatti, considerassimo tutte le divinità psicopompe di tutte le religioni di tutti i tempi di tutta l’umanità i ristretti schemi di Pascal, già orribilmente deformati, si schianterebbero fragorosamente.

Il Dio cattolico di Pascal è vanitoso e vendicativo. Proviamo a metterlo a confronto, a puro titolo di esempio, con un dio misericordioso e sicuro di sè, come il Prodigioso Spaghetto Volante, con un dio neutro, il romano Plutone il quale, nonostante un carattere difficile, accoglierebbe indiscriminatamente *tutti* i morti nel proprio regno, o infine un innominato Dio-della-Morte immanente e NON rivelato che, a prescindere della consapevolezza dei viventi, presiede loro malgrado all’ufficio-anime, e non trova necessario farsi pubblicità.

Llo schema risultante è il seguente:

                               Jahvè  PSV  Plutone  DioMorte
Ci ho preso!                     +     +      x        x
Ho creduto a un altro           ---    -      x        x
Non ho creduto, e mi sbagliavo   -     x      x        x

(il “-” indica una qualche forma di “punizione”, il “—” una “punizione crudele e perversa”)

[nb. l’esito “—” è largamente utilizzato per “spaventare” i ragazzini, ed equivale grossomodo alla piratesca “passeggiata sulla passerella”]

Ora, siccome è possibile immaginare un numero infinito di divinità (e, quindi, di paradisi-premio e inferni-punitivi), la vincita di valore infinito (ma probabilmente non negoziabile) si contrappone ad un numero infinito di possibili esiti dell’estrazione, ed a una incredibile varietà di premi (quello su cui, in definitiva, possiamo esprimere una preferenza) opposto ad un’altrettanta variegata probabilità di esiti infausti (assolutamente NON determinabili) o pittorescamente neutri. Oppure, NIENTE. Niente estrazione, niente premio, niente Guardia di Finanza né Incaricato dal Ministero.
La qual cosa rende lampante, anche agli scommettitori più inveterati, che indovinare testa o croce è facile, beccare un numero alla roulette è più difficile, ma indovinare un numero QUALSIASI (non, che so, da uno a un milione, ma proprio un numero qualsiasi) è EVIDENTEMENTE un gioco che non si può vincere (altresì noto come FREGATURA). Sempre che ci siano realmente numeri da estrarre, il che dimezza ulteriormente la probabilità della giocata vincente.

E, a parte tutto, al pirata l’occhio buono serve a cogliere le sfumature, il contorno al trucco del prestidigitatore che, invece, prova a farti guardare proprio dove dice lui. Ed il contorno di una scommessa è la ricevitoria. Si scommette in un certo modo al Casinò, in tutt’altra maniera dal tabaccaio, in modo diverso ancora ai combattimenti di galli.

Il gruppo-franchising di promotori spirituali di questo Dio pascaliano quanto sembra affidabile? Come fanno ad “ammassare il capitale spirituale”? Hanno MAI pagato un vincitore? Investire il proprio “capitale-vita“, aderendo ai dettami della LORO agenzia di scommesse (la chiesa di riferimento) è una “posta” accettabile?

Ovviamente NO. Vi sfido a rifare i conti. Non si imbroglia, con la “statistica-metafisica“. E intanto c’è chi, addirittura, si fa prete o suora. Come mai?!? Pur conscio della inutile “pericolosità” delle scommesse, lo scommettitore gioca lo stesso. E lo fa per il piacere stesso della scommessa. Gioca per perdere. ANCHE se è peccato.

Si, ma… e se ti regalano un biglietto, e puoi scegliere su quale squadra puntare? Facile. Sulla squadra che fà il più bel gioco. Chissà se Pascal era un tipo sportivo. Mi piace immaginare di sì, tutto intento a riformulare la scommessa, sorseggiando pessima birra calda, nell’aldilà.

Cap. Pesto

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