pirati-ahrroma-donne2Se il Prodigioso Spaghetto Volante si riavesse dalla divina sbornia, si stupirebbe moltissimo del fatto che le donne non siano ancora libere.

Si stupirebbe di constatare che, nella realtà concreta, esse non hanno pari diritti nel mondo del lavoro, che il lavoro tramuta la maternità in un ostacolo o in un problema, che siano oggetto di attenzioni sessuali non gradite, che siano violentate o discriminate, che siano moralmente condannate se non desiderano avere figli o se vivono con disinibizione la propria sessualità.

Ecco, il Prodigioso Spaghetto Volante si scandalizzerebbe.

In effetti, anche noi pastafarian* siamo perpless* di fronte ad alcune incoerenze.

Se la maternità è un dono, allora perché viverla come una malattia o perché, in quanto lavoratrici, esserne penalizzate? Se la sessualità è piacere, ma anche responsabilità, allora perché non introdurre nelle scuole un’educazione alla sessualità, al rispetto del proprio e dell’altrui corpo? Se la donna è davvero una persona e non un contenitore di progetti e volontà altrui, perché non può stabilire se e quando avere figli? Se l’aborto è un’esperienza dolorosa, difficile, perché non favorire alternative come la contraccezione farmacologica? Perché non agevolare l’accesso alla pillola RU486?

Se il Prodigioso Spaghetto Volante si fosse riavuto dalla sua divina sbronza proprio sabato 26 novembre, di certo si sarebbe compiaciuto di vedere la sua Chiesa partecipare al corteo “Non Una di meno”.

Avrebbe visto una manifestazione potente, avrebbe fatto Egli stesso carico di energia nell’apprezzare lo scambio di buone pratiche. Avrebbe visto tanti e tante, uomini e donne di ogni età, provenienza e appartenenza, fianco a fianco per costruire un mondo nuovo, determinato da un altro genere di relazione tra uomini e donne. Sarebbe stato contento di vedere i suoi pirati consci che non basta piangere eventi passati: sono necessari appuntamenti a larga scala, capillari, per spingere la società a bendare l’occhio stolto e aprire la mente alla ricerca di soluzioni. La violenza sulle donne, che ha origini strutturali specifiche, esige soluzioni pertinenti e un dibattito focalizzato.

Alla Chiesa Pastafariana Italiana appare evidente e naturalissima la differenza tra persone; proprio sulla base di tale differenza non esistono differenze tra pirat*. Auspicando allora che pari opportunità ci siano tra i cittadini tutti, la CPI ha aderito alla manifestazione assumendosi un compito importante: dare il buon esempio a quelle organizzazioni religiose che utilizzano la propria influenza per conservare dettami, presentati come condizioni per una società morale, ma che alla prova dei fatti producono disparità e conflitti. Lo conferma – e lo vediamo persino con un occhio solo – il numero spaventoso di donne vilipese e violentate in quanto donne, discriminate in quanto donne.

La Chiesa Pastafariana Italiana non vuole donne “assolte”, vuole donne risolte, ovvero libere. Ha fede nella loro capacità di decidere e organizzarsi in merito a se stesse, per tale ragione non ha aderito al corteo per mera solidarietà, ha voluto dare unzione sacra e pennedizione alla azioni civili e politiche che da queste giornate si stanno dipanando, sviluppando non un memoriale, bensì un articolato programma.

Anche noi useremo la nostra influenza: condiremo, amalgameremo, scaldaremo il prodigioso lavoro delle associazioni, dei collettivi, dei movimenti che si stanno adoperando affinché non capitino più situazioni paradossali come quella dell’affermazione di una legge e della sua contemporanea impraticabilità, a causa dell’obiezione incosciente a tasso di strumentalizzazione del 90% [ogni riferimento alle legge 194/78 è voluta].

Riteniamo sia il momento di raccogliersi per far sì che il Piano straordinario contro la violenza sessuale e di genere, proposto come modo di istituzionalizzare i centri anti-violenza, non si traduca in un tentativo di estromettere le competenze e la storia di chi quei centri ha visto sorgere e li ha gestiti facendoli funzionare. Chiediamo che abbia peso politico l’esperienza femminista, che questa sia impiegata come opportunità di liberazione anche del genere maschile, altrettanto bisognoso di sottrarsi a stereotipi che lo privano di umanità, avvalorandolo e legittimandolo solo nelle posizioni di comando, che spesso si traducono in posizioni di abuso.

Il PSV contempla nel Vulcano di birra uno spettacolo eterno. Spogliarellist* si avvicendano in una danza eterna. Hanno tutt* scelto di farlo, ciascun* smette quando vuole, ama il proprio corpo, adora scivolare nella musica. Nessun* sfrutta, nessun* usa, nessun* deride. La gioia di un* è presupposto della gioia dell’altr*.

Il nostro paradiso, privo di servitù e di gerarchie, ispiri i progetti umani da edificare in terra.

Come nel Vulcano di birra così in terra. Ramen.

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