Tutti voi ben sapranno che, con il declino della pirateria, le temperature medie terrestri hanno cominciato a salire, come mostrato dal seguente grafico. E come spesso implicato, per esempio, da alcuni oppositori dei vaccini, una correlazione implica sicuramente una causalità.

Immagine di Mikhail Ryazanov, CC BY-SA 3.0

A dire il vero il nesso causale tra numero di pirati e riscaldamento globale è ancora da chiarire. Tuttavia un gruppo di ricerca dell’Oak Ridge National Laboratory potrebbe aver escogitato un modo in cui i pirati (e i pastafariani in genere) possono contribuire efficacemente alla mitigazione dei cambiamenti climatici, ossia consumando alcolici.

Gli scienziati sono riusciti infatti a usare l’anidride carbonica (il gas principale responsabile del riscaldamento globale causato dall’uomo) e a convertirlo nella più utile delle sostanze chimiche: l’etanolo, altrimenti detto alcol etilico.

Come funziona? Va detto che il processo necessita ancora di qualche ottimizzazione, ma già di per sé è economico, riproducibile su grandi scale, efficace e si può portare a termine anche a temperatura ambiente. Serve solo un catalizzatore, un aggeggio che accelera le reazioni chimiche, fatto di nanoparticelle di rame incorporate in punte di carbone, e una tensione elettrica di appena 1,2 Volt (una normale batteria al litio ne fornisce 3,7). Questo è sufficiente a convertire il 63% di anidride carbonica disciolta in acqua in etanolo.

La scoperta, sorprendente e per certi versi accidentale secondo le parole degli stessi ricercatori, è stata oggetto di un articolo pubblicato sulla rivista Chemistry Select. La parte più singolare è forse la capacità di un catalizzatore relativamente poco costoso di compiere tutta la reazione in una fase sola, mentre gli scienziati si aspettavano di dover mettere a punto più fasi.

Il successo è probabilmente dovuto alla disposizione innovativa delle particelle, che fornisce un numero elevato di siti dove la trasformazione in etanolo avviene in modo molto efficiente. Inoltre, l’uso e la combinazione di questi materiali ha permesso di limitare reazioni indesiderate che avrebbero prodotto materiali di scarto e potenzialmente tossici come il monossido di carbonio.

I ricercatori sono convinti che grazie all’uso di materiali economici la loro tecnica per creare etanolo possa essere adattata in modo da garantire la fornitura a livello commerciale e anche all’interno di sistemi per la generazione di energie alternative. L’eccesso di elettricità proveniente da impianti eolici o solari potrebbe essere usato per fornire etanolo da usare poi come combustibile nei momenti di funzionamento intermittente.

Noi tuttavia non siamo del tutto d’accordo con questa proposta. Insomma, non sarebbe meglio collegare una distilleria a ogni impianto?

Fonte: Song, Y. et al., “High-Selectivity Electrochemical Conversion of CO2 to Ethanol using a Copper Nanoparticle/N-Doped Graphene Electrode”. Chemistry Select (2016), doi:10.1002/slct.201601169

[Immagine in evidenza di Nik Frey, CC BY 2.5]

 

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