tesoroBuon Pirata e i suoi Frittelli, esausti dopo una difficile navigazione fatta in mezzo a delle furiose tempeste, non vedevano l’ora di trovare un’isola.
Magari accogliente, con un buon approdo per riparare i danni subiti, una buona locanda dove pregare il Prodigioso e rilassarsi.

Approdarono ad un’isola particolare. Si trovava navigando pian pianino in mezzo a degli isolotti di sabbia e rada vegetazione.
La particolarità di quel viaggio fu che c’era una puzza talmente forte che dovettero mettersi delle mollette sul naso.

Finalmente arrivarono all’isola più grande, ormeggiarono il Galeone e scesero a terra.
Dovunque gli abitanti avevano piantato delle basse colonnine, poco più alte di un uomo medio, a mò di totem.
Sopra ad ogni colonnina c’era un pesce grigio lungo poco più di un palmo della mano dell’uomo di prima.

Gli abitanti uscirono dalle loro case per vedere i forestieri appena arrivati, ponendo ai Pirati domande curiose su chi erano e che facevano.
Naturalmente Buon Pirata e la ciurma risposero a modo, spiegando che erano lì per pregare nella locanda, ed a loro volta chiesero quale significato avessero le colonnine.
“Quelle Sacre Colonne rappresentano il nostro idolo, la nostra divinità” rispose il sindaco dell’isola “Noi veneriamo il Sacro Merluzzo!”
Ed a quelle parole gli abitanti dell’isola abbassarono il capo in un inchino deferente.
Anche i Pirati si tolsero i cappelli, sia mai si fossero offesi, e si produssero a loro volta in un bell’inchino.
“Merluzzo?” disse a bassa voce uno dei pirati “Ma se è grande come una sardina in scatola!”
Buon Pirata, facendo finta di niente, diede un calcio con la gamba di legno sullo stinco del pirata che parlò. E che, per una buona mezzora camminò storto massaggiandosi la gamba.

Ormai, però, il danno era fatto, perchè il sindaco sentì lo stesso le sue parole e diventò paonazzo nel sentire che veniva offeso il suo idolo.
“Il Sacro Merluzzo non tollera le offese, sapete che vi potreste ritrovare senza naso?”
Ma Buon Pirata provò a gettare acqua sul fuoco:
“Perdonateci, non era intenzione recare offesa a chicchessia. Anzi, noi che crediamo nel Prodigioso Spaghetto Volante, che non gli interessa se lo si offende, preferiremmo evitare di scambiarci le idee a stomaco vuoto. Indicateci la locanda: mangiamo, beviamo e ci parliamo. Vi va?”

Così fecero brindando ora ad un Dio e dopo a quell’altro, raccontandosi storie di pesche miracolose e di spaghettate mistiche, finchè tutti si conobbero meglio.
Alla fin fine, con la pancia piena, tutti dissero degli altri che non erano cattive persone, ed anche se ciascuno rimase della propria idea, l’importante fu di aver passato qualche ora in armonia, ed in amicizia.

Ripeterono qualche sera quegli scambi culturali, finchè non ebbero riparato per bene la nave.
Ecco, ora Buon Pirata e isuoi Frittelli erano pronti per continuare il loro viaggio nel grande mare. La ciurma sciolse gli ormeggi e si avviarono per avventure più grandi.

Prima però un’ultima tappa in un posto segreto che il Pirata segnò con una X nera su di una mappa.
In quell’esatto punto colarono la cassa del Tesoro, nascondendola nella profondità del mare.
Ed a quel punto Buon Pirata fece una cosa straordinaria: prese una lampada accesa dal cassero e la lascio andare anch’essa nell’acqua fredda, giusto dove era sparita la cassa.
E la lampada non si spense, nossignore! Tutti loro potevano vederla risplendere giù nell’abisso.

Poi si avviarono.
Forse un giorno ritorneranno e ci racconteranno di quello che videro: le loro scorribande, i saccheggi e gli abbordaggi.
Di loro, per il momento, ci resta solo quella luce laggiù, dove sanno aver nascosto i loro tesori più preziosi

Da quel giorno si disse: “Osserva bene quella luce che non si spegne mai, nemmeno nel più profondo mare: è la luce dell’amicizia.”

RAmen.

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