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Il terzo giorno il viaggio fu breve, così tutta la ciurma ebbe più tempo per lodare il Prodigioso Spaghetto Volante nella taverna dell’isola su cui sbarcarono. Tanto breve che Buon Pirata non ebbe nemmeno il tempo di lucidare la sua collezione di uncini, che teneva gelosamente nella sua cabina.
Questi uncini erano particolari: alcuni erano a cavatappi, altri a coltello, uno era a cacciavite ed un altro a stuzzicadenti. E naturalmente li cambiava secondo l’uso che gli serviva.

Comunque sia sbarcarono, e quest’isola in particolare, che non era molto grande, sembrava molto graziosa.
Ed i suoi abitanti accorsero tutti alla taverna quando seppero dei forestieri. In verità sembravano più curiosi di vedere dei veri Pirati.
“Ma davvero siete pirati? Vi vestite tutti così? La benda sull’occhio è vera o la mettete per moda?” chiesero quasi all’unisono gli isolani, con uno sguardo tra lo sbigottito e l’incredulo.

Buon Pirata e la ciurma di amici sorridevano a quelle bordate di domande e, intanto che sorseggiavano da dei grandi boccali di birra, cercavano di rispondere.

“Certo che siamo veri Pirati! Il Prodigioso si arrabbia se non spieghiamo la nostra fede senza essere vestiti da pirata.”
“Certo che ci vestiamo tutti così. Vedete: voi siete vestiti di cotone grigio ed in una strana foggia; ma a noi, che seguiamo i Condimenti, non importa come vi vestite o come vi atteggiate. Per noi contano solo le persone, uomini o donne che siano. E questo è il nostro Terzo Condimento.”
“Certo che … ehm … la benda è vera. Però qualcuno di noi la porta per avere un’altra visione del mondo, un altro punto di vista. Aiuta, sapete?”

Gli isolani erano felici di ricevere tutte quelle notizie, che li faceva pensare e distogliere per un poco dai loro problemi.
Erano poveri e tristi, spiegarono. Nell’isola coltivavano il cotone.
Riuscivano a farsi dei buoni e resistenti vestiti. Difficili da strapparsi e buoni assai se adoperati nei lavori pesanti.
Però erano bianchi e si sporcavano subito, facendo sembrare sciatti e luridi chi li indossava.
Per questo nelle isole vicine non li voleva nessuno e non riuscivano a vendere nemmeno i gomitoli di cotone che producevano.

Buon Pirata allora ebbe un’illuminazione!
Badate bene: il Prodigioso ci ha dato il libero arbitrio, ma non ci manda le idee, manco se lo preghiamo.

Dicevo, Buon Pirata ebbe l’idea di togliersi l’uncino e, con dei colpi di martello ben assestati, lo raddrizzò. Poi prese dalla sua collezione altri uncini raddrizzandoli tutti.
Infine ne prese una coppia ed insegnò ai devoti dell’isola come fare dei deliziosi merletti: due sopra, uno sotto, gira e lega.
Impararono in fretta e da quel momento, molto ma molto entusiasti, si dedicarono al lavoro all’uncinetto, come lo chiamarono da quel giorno.

Sappiate che i loro lavoretti andarono a ruba nelle isole vicine e lontane, e gli isolani non furono più poveri in canna.

Non solo. Vedete come da una buona idea nascono altre idee, come per magia.
Ebbene: un tale Gino, in onore al vestito Blu di Buon Pirata, colorò la stoffa resistente e da lavoro proprio con il colore preferito dal nostro Capitano. Così i pantaloni e le giubbe degli isolani ora erano di un simpatico blu.
A Buon Pirata regalarono una sostanziosa fornitura, che la ciurma caricò nella nave in casse dove scrissero “Blu di Gino”.

Non vi dico i festeggiamenti a Buon Pirata e la ciurma per tutta quella serie di eventi, che fu fatta dall’intera isola.
Vi basti sapere che fu fatta una statua che li ritraevano in una posa plastica, ma, avendola fatta di spaghetti e polpette, non vi affannate a cercarla, perchè fu mangiata in una sera.

E da quel giorno si disse: “Dai un uncino e riceverai tanti uncinetti”.

RAmen.

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