Ricordando Al Zarkawi I
Sette anni sono passati dal giorno più triste nella storia della nostra Chiesa: quello in cui la Ciurma Pastafariana d’Italia e tante altre nel mondo, sconvolte dalla notizia, hanno alzato i boccali per Pappa Al Zarkawi I, salpato per il Vulcano di Birra.
Anche quest’anno mi trovo a scrivere di questa figura fondamentale – anzi, fondante – per la nostra comunità religiosa, ancora una volta con un cruccio: Al Zarkawi, al secolo Giorgio De Angelis, io non l’ho mai conosciuto.
Essendomi imbarcato due anni dopo la sua morte, non ho avuto la fortuna di essere assieme a lui e agli altri fondutori al Parco degli Acquedotti a Roma nel 2012, per proclamare la nascita della nostra Chiesa.
Non ho potuto pirateggiare con il Pappa e con i rappresentanti delle altre Chiese per vedere la nascita del Consiglio Europeo delle Chiese Pastafariane, un progetto ambizioso e lungimirante, che probabilmente mostrerà solo nei prossimi anni il proprio ruolo nel percorso per il Riconoscimento del Culto più Sugoso.
Ma soprattutto, non ho mai pregato, scherzato, ragionato con lui, così come il resto dei pendagli da forchetta che timonano la Chiesa.
A volte mi chiedo cosa pensi osservando la sua e la nostra Chiesa dalle pendici del Vulcano, mentre conversa amabilmente con qualche spogliarellistƏ e qualche grande pirata del passato.
Cosa ne dirà, ad esempio, degli importanti cambiamenti di questi mesi?
Era questo che aveva in mente alla fonduzione?
Avrebbe fatto così anche lui?
Saremmo stati d’accordo su queste scelte?
Poi mi dico che il nostro Pappa era un pastafariano così bevoto e cosciente di far parte del Disegno Demente da proclamare ufficialmente la propria Fallibilità. Un uomo dalle grandi idee che riusciva a guardare così distante all’orizzonte, consapevole che un Pappa Pastafariano può essere il primo a sbagliare e sparare cazzate, e ciò che dice e pensa non deve essere considerato un dogma. Tranne il Dogma della Fallibilità, chiaro.
Mi rispondo quindi che, pur non avendo conosciuto di persona Pappa Al Zarkawi I al secolo Giorgio De Angelis, in questa giornata posso dedicargli le mie preghiere per ringraziarlo di quanto ha fatto per tutti noi e tramandare al meglio che posso la sua eredità, consapevole che se ora potessi fargli direttamente le mie domande, dopo aver tracannato un generoso sorso di fresca Sacra Birra del Vulcano, guardandomi attraverso i suoi occhiali mi risponderebbe:
“Fate un po’ come cazzo ve pare”