Max è libero

Sono le azioni che contano. I nostri pensieri, per quanto buoni possano essere, sono perle false fintanto che non vengono trasformati in azioni. Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo.

(Mahatma Gandhi)

L’ultima frase di questa citazione passa dai buchi del mio Sacro Copricapo e ritorna nei miei pensieri come un mantra, ogni volta che un parente, un amico, un compagno di Max racconta qualcosa di lui. È Giovedì sera, sono seduto su una poltrona in platea e sto ascoltando chi parla al microfono dell’auditorium del Teatro La Fenice di Senigallia, durante il funerale di Max, la festa per il suo viaggio verso il Vulcano di Birra.

Max è libero, finalmente.

Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo”. Probabilmente anche Massimo “Max” Fanelli avrà ripensato un’infinità di volte a queste parole. Ben prima di essere la persona che molti di noi hanno conosciuto, infatti, già da tempo era in prima linea per trasformare i buoni pensieri in azioni, dedicando impegno e passione nel costruire un futuro per gli ultimi, i dimenticati.

Con i missionari laici dell’associazione “Compagni di Jeneba”, della quale era Presidente e fondatore dal 2011, molto ha fatto per le bambine ed i bambini in Sierra Leone, che affettuosamente chiamava i “sierra-leoncini”.

Poi, nel 2013, i primi sintomi ed i dovuti accertamenti portano alla inaspettata ed amara svolta, condensata in tre lettere: SLA, sindrome laterale amiotrofica.

La consapevolezza di essere condannato a perdere la propria libertà pezzo dopo pezzo deve essere tra le più terribili. È peggio che essere condannato all’ergastolo, dal momento che la cella sarà il tuo stesso corpo. Lo stesso Max, in una sua lettera ad Ignazio Marino, ex sindaco di Roma, scriverà qualche mese dopo:

…per quanto avessi vissuto esperienze scioccanti come volontario nella missione in Sierra Leone, neanche la più fervida delle mie immaginazioni sarebbe riuscita a costruire quel mostro fatto di dolori sparsi, disagi fisici, sogni infranti, speranze azzerate, che accompagna il malato ad ogni respiro”.

È una sentenza che può sembrare ingiusta, tanto più in un Paese che si definisce laico, ma dove di fatto viene impedito ai propri cittadini di decidere in autonomia come affrontare la situazione, anche se si è profondamente convinti che una vita possibile solo grazie all’ausilio di macchine non sia più degna di essere vissuta.

Nonostante questa consapevolezza, Max decide di non dare tutto per perso, né di cercare un’uscita di scena in sordina: di fronte all’inesorabile cambiamento nel suo corpo sceglie ancora una volta di essere il cambiamento che vuol vedere nel mondo, nel proprio Paese.

Decide di affrontare la malattia fino alla fine e di darle un senso. Come Piergiorgio Welby o la famiglia di Eluana Englaro qualche anno addietro, trasforma il proprio dolore in forza e lotta per chi, come lui, si trova e si troverà condannato a subire lo stesso destino, a causa non tanto di una malattia, quanto piuttosto di un vuoto legislativo, del continuo rimandare e non voler affrontare pubblicamente questo argomento.

Costretto nel proprio letto, con il solo occhio destro come unica finestra sul mondo, continua a scrivere, esortare, chiedere, insistere. Lancia la campagna #iostoconMax per chiedere l’appoggio di personalità politiche e pubbliche, affinché finalmente si parli di Fine Vita, del diritto di ciascuno vivere e rinunciare a vivere in autonomia. Riesce, assieme all’Associazione Luca Coscioni, a portare in Parlamento una Proposta di Legge sull’eutanasia. Max continua, fino al 20 di Luglio. Fino alla fine.https://osservatorepastafariano.chiesapastafarianaitaliana.it/wp-admin

Piratesse e pirati pastafariani a sostegno della campagna #IoStoConMax

Per questa persona e per quanto ha fatto mi trovo a Senigallia a rappresentare la Chiesa Pastafariana Italiana, nel giorno in cui chi gli è stato vicino ricorda i momenti passati ed il messaggio che ci ha lasciato. L’auditorium è gremito di persone, dai parenti ai colleghi fino ai sostenitori che, come me, non hanno mai avuto modo di incontrarlo, ma ne hanno solo conosciuto le idee e le azioni.

Al centro del palco, sotto le luci di scena, quella che viene definita la sua “barca”: una bara in legno massiccio, e dentro quella che è stata la sua prigione ed allo stesso tempo il suo strumento di lotta. Un corpo non autosufficiente, ma allo stesso tempo ingombrante, scomodo da vedere ma reso per sua stessa volontà ben visibile, per non dimenticare, per non rimandare, per non far finta di nulla.

Sotto alla “barca”, la bandiera del Sierra Leone, il pezzo d’Africa dove Max ha lasciato proprio cuore e che ha provato a lasciare meglio di come l’aveva trovato. “Per questo Baden Powell sarebbe sicuramente molto fiero di lui”, ricorderà di lì a poco un suo caro amico di infanzia col quale ha condiviso, in giovane età, l’esperienza dello scoutismo. In contemporanea, ad un continente di distanza, decine di bambine e bambini, donne e uomini del Sierra Leone stanno ricordando quanto Max ha fatto, con una festa in suo ricordo. Sul bordo del palco, per tutta la sua lunghezza, un’enorme bandiera dei colori dell’arcobaleno, delle diversità che convivono e si completano a vicenda, i colori dei berretti che Max adorava indossare.

Il logo della campagna #IoStoConMax

Si alternano sul palco prima i rappresntanti istituzionali, poi i parenti, chi lo ha assistito durante gli ultimi anni, le compagne ed i compagni di lotta. Lo ricordano per quel che è stato nelle loro vite: un entusiasta, un trascinatore, spesso un rompicoglioni. Ogni tanto tra un intervento e l’altro, le parole si alternano alla musica, con una serie di canzoni che Max ha espressamente voluto per questa giornata.

A fare gli onori di casa ed introdurre i vari interventi Monica, moglie e compagna di battaglie. Dal palco lascia trasparire quella straordinaria forza d’animo senza della quale probabilmente Max non avrebbe potuto realizzare quanto ha fatto negli ultimi 3 anni. Molto dobbiamo a lei e grazie alla sua forza e determinazione abbiamo la possibilità di vivere questa importante giornata.

Quanto è stato fatto fino ad ora da Max, da Monica e chi sostiene questa causa è tanto, ma ancora non abbastanza. Il dibattito sul Fine Vita è ancora fermo in Parlamento, chiuso in qualche cassetto di Montecitorio, puntualmente sorpassato da questioni pubbliche ritenute più urgenti o più rilevanti.

Max ci lascia in eredità il compito di continuare la sua battaglia, che è una battaglia di tutte e tutti. Ci esorta a cambiare, in meglio, il mondo intorno a noi. Al microfono un suo caro amico d’infanzia condivide una propria preoccupazione: ha paura che questa celebrazione di Max come una persona straordinaria diventi, per qualcuno, un alibi per sentirsi in qualche modo non all’altezza del compito. Tuttavia, Max era una persona come tutte e tutti noi, che ha trovato il coraggio di mettersi in gioco per tentare di migliorare il mondo, ed ha avuto la tenacia di difendere i valori in cui crede fino all’ultimo giorno. Tutte e tutti noi possiamo essere come Max, rifiutare scarichi di coscienza come “ci penserà qualcun altro” o “tanto non cambia nulla” e metterci in prima linea per dimostrare, a noi stessi innanzitutto, che la società cambia nel momento in cui le persone fanno qualcosa affinché ciò accada.

Noi, piratesse e pirati pastafariani, siamo simbolo vivente di libertà. Il Prodigioso Spaghetto Volante, sempre sia fatta la Sua Voluttà, ci ha designato Suo Popolo Eletto affinché facessimo qualcosa per cambiare il mondo in meglio. I Sacher Libri e gli studi scientifici ce lo dicono: un numero sempre maggiore di pirati può contrastare il riscaldamento globale. Ma ancora prima possiamo fare tanto per cambiare la società della quale facciamo parte, nel nome della libertà e della tolleranza, che altro non è che libertà personale nel rispetto di quella altrui.

Per questo motivo riteniamo di poter e dover dare il nostro contributo per cambiare anche questa insopportabile lacuna nell’ordinamento giuridico italiano, che toglie dignità non solo a chi vive quotidianamente le condizioni in cui Max si è trovato fino alla scorsa settimana, ma ad ogni cittadino che rivendichi il diritto di vivere in un Paese veramente libero, democratico, laico.

La Chiesa Pastafariana Italiana sostiene ufficialmente l’Associazione Luca Coscioni ed ha aderito alla campagna Eutanasia Legale con questo spirito. Visto che si parla della libertà di salpare verso il nostro Paradiso, dove ci è stato promesso un Vulcano che erutta Sacra Birra ed una Fabbrica di Spogliarellist* per il nostro eterno sollazzo, la nostra campagna relativa ai diritti del Fine Vita prende il nome di “Liberi Verso il Vulcano” (hashtag #LiberiVersoIlVulcano). Vedi le nostre attività per la campagna.

La nostra campagna per il diritto al fine vita #LiberiVersoilVulcano

Sogniamo un Paese dove ciascuno di noi, qualora si trovasse privo di valide alternative, possa decidere in piena autonomia come e quando salpare per lasciare questo mondo, senza che chicchessia per questioni legate alla propria moralità o al potere trattenga la sua ancora oltre la sua volontà. Crediamo fermamente che il Prodigioso Spaghetto Volante ci abbia donato il nostro corpo per godere dei piaceri della sua imperfetta Creazione, e per darci da fare affinché tutti ne possiamo godere, finché c’è qualcosa di cui godere.

Tanto si può fare ancora e non ci piace stare con le mani in mano, o con l’uncino nella mano, che dir si voglia. Siamo sempre a caccia di nuovi tesori, e sappiamo che quelli più preziosi non sono seppelliti in qualche isola sperduta, ma ce li abbiamo a portata di mano. Sono le “perle false” alle quali Gandhi si riferiva, ovvero i nostri buoni pensieri, la voglia di giustizia e libertà, che possiamo tramutare in ricchezze inestimabili solo nel momento in cui ci impegniamo nel convertirli in azioni, stando in prima linea, scendendo in piazza, facendo sentire la nostra voce. Non bisogna essere dei supereroi, Max non lo era. Ci vogliono coraggio, forza di volontà e tenacia, tutti ne abbiamo, se sappiamo trovarli in noi stessi e sappiamo sostenerci reciprocamente.

Parlo a te, che stai leggendo queste righe: se ancora non l’hai fatto sali a bordo, salpa con noi per il mare aperto e cambia per essere il cambiamento che vuoi vedere nel mondo. Se non fai niente non aspettarti che qualcosa accada. Solo se uniamo le forze possiamo rivendicare il nostro diritto a vivere liberi. Liberi fino alla fine. Liberi verso il Vulcano.

RAmen !

Beverendo Gnocchetto Shardana

Frescovo della Chiesa Pastafariana dell’Area Pasta Romagna

“L’aqua la fa la rozna”

Link:

http://iostoconmax.tumblr.com/

http://www.associazionelucacoscioni.it/

http://www.eutanasialegale.it/

Presi(al)dente della Ciurma Pastafariana, Scardinale emerito, Frescovo emerito...un emerito, insomma.

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