Religioni e omosessualità, dialogo difficile

I nostri Sacri Testi ci promettono, alla fine della nostra rotta su questa Terra, un Vulcano che erutta birra (o qualsiasi bevanda ci aggradi) e una Fabbrica di Spogliarellistə prontə a soddisfare qualsiasi nostro desiderio.

Certamente è il Paradiso più bello nel campionario delle religioni, ma nonostante ciò non c’è pirata che abbia troppa fretta di arrivarci. Di fatto, nel nostro culto non esistono veri e propri martiri, visto che il nostro Dio Sugoso ci ha espressamente detto che non richiede sacrifici.
Piuttosto, abbiamo qualche bartire, che con spirito di devozione impegna tempo e risorse per la causa, ma nella piena consapevolezza che può essere più utile al resto della Ciurma in vita.

Partendo da questo presupposto ci ha colpito molto leggere la storia di un poeta siciliano cattolico che 23 anni fa decise di immolarsi pubblicamente, nonostante credesse che la propria vita fosse un dono di Dio irrifiutabile.
Si chiamava Alfredo Ormando e all’età di 40 anni, il 13 Gennaio 1998, si diede fuoco in Piazza San Pietro come “forma di protesta contro la Chiesa che demonizza l’omosessualità“, come lui stesso scrisse nella lettera pubblicata dopo la sua morte.

Per decidere di compiere un gesto così fermamente condannato dalla sua stessa dottrina, Alfredo era dilaniato dalla sofferenza di non sentirsi accettato dalla propria istituzione religiosa di riferimento, da una Chiesa che si dichiara Madre dei propri fedeli, ma poi distingue tra figli e figliastri, a seconda di cosa ciascuno ha nel cuore, nelle mutande e sotto le lenzuola, e rende ai secondi la vita un Inferno in Terra fatto di vergogna e senso di inadeguatezza.

A partire dall’anno successivo alla morte di Alfredo, in questo giorno si celebra la Giornata mondiale del dialogo tra religioni e omosessualità, occasione per fare il punto sulla situazione e sottolineare il modo in cui le principali religioni vedono e trattano oggi le persone LGBT+.

Dopo più di 20 Giornate Mondiali dal fronte vaticano ad un certo punto era sembrato che arrivassero dichiarazioni di grande apertura: ancora oggi si trovano articoli in Rete datati Ottobre 2020 che titolano “Coppie gay, papa Francesco: “Sì a legge sulle unioni civili”.
Tuttavia – sorpresa sorpresa – neanche il tempo di incensare per bene l’ennesima mossa del “Papa rivoluzionario” che arriva la smentita dalla Segreteria Vaticana: l’intervista in oggetto sarebbe nient’altro che un copia-incolla di risposte date dal Pontefice in momenti diversi, decontestualizzate ad arte per travisarne il significato.

L’intervista originale riporterebbe il tradizionale ritornello “il matrimonio è quello tra uomo e donna” e una lieve variazione sul tema: all’interno della famiglia, il figlio o la figlia con orientamento omosessuale non dovrebbero essere discriminati e allontanati.

Colpo di scena, per così dire. Almeno le famiglie di origine avranno qualche motivo in più per essere di conforto a persone che quotidianamente vengono, nel 2021, ancora ripudiate dalla propria Chiesa con la filosofia del “ci vai bene anche così, ma solo finché ti astieni dal vivere la tua vita come il tuo cuore ti dice“.

Meglio dei leader religiosi che promuovono il linciaggio pubblico delle persone LGBT+, su questo non ci piove.
Come Pastafariani sproniamo tuttavia i colleghi della concorrenza a osare molto di più, per rendere la loro Chiesa veramente madre di tutti gli Alfredo del mondo.

Infine, alle persone la cui Fede continua a fare a pugni con ciò che dice il proprio cuore diciamo: non ascoltate l’istituzione dell’uomo, come tutte le cose umane cambierà, senza fretta ma cambierà. Intanto confidate nel fatto che, a prescindere da come lo chiamiate, il nostro Sbronzo Creatore vi ama per quel che siete.

D’altra parte anche Sant’Agostino aveva scritto “Ama e fa’ ciò che vuoi“. RAmen!

Presi(al)dente della Ciurma Pastafariana, Scardinale emerito, Frescovo emerito...un emerito, insomma.

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