La prodigiosina, portentoso pigmento
Serraia marcescens è un tizio noioso; un batterio (enterobatterio per la precisione) a forma di bastoncino che, una volta stabilitosi nel sistema digerente animale, è difficilissimo da mandare via. È infettivo per gli umani ed è anche un opportunista, perché si approfitta dei pazienti immunocompromessi per causare infezioni ospedaliere veicolate da strumentazione e resistenti agli antibiotici: malattie respiratorie in pazienti intubati, infezioni urinarie dove è presente un catetere ed endocardite nei malati con flebo endovenose. Insomma, un tipo poco raccomandabile.
A noi però non interessa tanto S. marcescens quanto un suo importante metabolita, un pigmento di colore rosso chiamato 4-metossi-5-[(Z)-(5-metil-4-pentil-2H-pirrol-2-ilidene)methil]-1H,1′H-2,2′-bipirrolo. Gli amici lo chiamano semplicemente prodigiosina.
Il modo in cui la prodigiosina viene metabolizzata è, perlopiù, un mistero. È stata recentemente oggetto di attenzione da parte degli studiosi di chimica organica e farmacologia. Il pigmento, definito “meraviglioso secondo metabolite” da Bennet & Bentley, sembra avere importanti proprietà antifungali, antimalariche, antibiotiche e immunosoppressive, ma soprattutto pare che induca le cellule cancerose maligne a innescare la propria morte programmata e che quindi sia utile come antitumorale, tanto da essere oggetto di un trial clinico per il trattamento del tumore al pancreas. Insomma, sembra sia proprio un elemento incline a fare miracoli.
Ma veniamo alle cose serie.
Il tipo antipatico, S. marcescens, ha tra le altre cose la capacità di crescere sui carboidrati complessi e di produrre, dopo un po’ di tempo, questo pigmento rosso che poteva essere facilmente scambiato per sangue. Nel 1263, durante una messa a Bolsena, l’ostia eucaristica sembrò sanguinare; tutte le volte che il prete la ripuliva, si formava altro pigmento, che ovviamente veniva interpretato come altro sangue che sgorgava dall’ostia consacrata. L’evento è celebrato in un affresco dipinto da Raffaello nel Palazzo Pontificio, nella Città del Vaticano, ed è considerato come prova della transustanziazione dell’ostia nel corpo di Cristo; l’anno dopo, Papa Urbano IV istituì appunto la celebrazione del Corpus Christi in onore di questo evento.
Oggi noi sappiamo, grazie alla scienza ma soprattutto alla nostra Fede, che l’unico responsabile di questo presunto miracolo è null’altro che il Prodigioso che, coi suoi portentosi pigmenti, si diverte a gettare scompiglio nelle nostre credenze, per testare la nostra fede e spingerci a indagare oltre.
Per approfondire:
- Bennet & Bentley (2000), “Seeing Red: the Story of Prodigiosin”, Advances in Applied Microbiology Vol. 47
- Pérez-Tomás et al. (2003), “The prodigiosins, proapoptotic drugs with anticancer properties”, Biochemical Pharmacology Vol. 66(8)
- Perez-Tomas & Vinas (2010), “New Insights on the Antitumoral Properties of Prodiginines” Curr. Med. Chem. 17