L’inconcepibile morale dell’acqua calda.
Un ateo entra in un caffe’. Prende un caffe’ ed esce senza tirar fuori un’automatica e fare un massacro per non pagare il conto.
Conosco tanta gente che e’ pronta a dire che questo e’ impossibile, e’ un atto di ipocrisia che fa di quell’ateo non un vero ateo! Perche’? Perche’ a detta loro, l’ateo non ha morale. A detta loro esiste un solo modo di avere una morale: il signor morale in persona deve venire a dirti cosa fare. Che cosa puoi o non puoi dire, cosa puoi o non puoi pensare, cosa puoi o non puoi mangiare, cosa puoi o non puoi infilare o farti infilare in cosa, il giusto numero di vagine e peni per iniziare una famiglia, che tipo di tessuti possono essere usati per fare i vestiti e, dulcis in fundo, come regolarti sul modo di disporre delle tue feci (spoiler, secondo la bibbia deve essere coinvolta una pala).
Il tipo di morale di cui stiamo parlando, che solo i teisti possono avere, infatti, si chiama “teoria del comando divino”,
da notare che poi la buttano dalla finestra a ogni dibattito pubblico pero’, quando useranno termini come “contro natura” invece che “contro divinita’ “. Insomma, se misuriamo in funzione della coerenza di chi la usa, piu’ che una teoria del comando divino e’ una teoria comandata dal vino. Poi bisognerebbe chiedere a questi che si basano sull’ordine ricevuto come fanno a stabilire che chi ha dato l’ordine sia effettivamente giusto e buono. No perche’ se e’ automaticamente giusto tutto quel che gli ordina il primo dio che passa, finiscono a decidere che e’ giusto uccidere gli amalachiti, incluse donne, bambini e lattanti, buoi e pecore, cammelli e asini. Ah ah! Ma come mi piace scrivere esagerazioni! No, aspetta, questa e’ una citazione testuale di 1 Samuele 15:4.
A un uomo moderno puo’ sembrare inconcepibile l’idea che il peccato, ovvero la posizione morale di chi viola un ordine divino, possa essere ereditario; ma a un teologo cristiano moderno o antico che sia, invece, appare la cosa piu’ naturale possibile. Cosi’ come considera ovvio che se sgozzi un innocente al posto tuo, puoi lavare il peccato (tuo o ereditato) col suo sangue, al punto che se il capro espiatorio e’ di origine divina il suo sangue e’ cosi’ potente da farlo per tutti i secoli dei secoli. Tuo nonno ha bestemmiato? Tu sei fottuto a meno che un capretto non venga trasformato in arrosticini al posto tuo, questa e’ la massima moralita’ secondo il teologo abramitico medio. E non si tratta di una questione marginale, e’ cosi’ che funziona anche la dottrina del peccato originale. E’ cosi’ che funziona il perdono offerto da cristo detto “agnello sacrificale” proprio per questo. L’interezza del cristianesimo si impernia proprio su questa concezione del peccato senza la quale non c’e’ un salvatore perche’ non c’e’ nulla da cui salvare l’uomo.
Pero’ su una cosa sono d’accordo con loro: l’ateo di far ereditare le colpe non se lo sarebbe mai sognato, come pure di usare un brasato per eliminarle, se quella e’ la morale di sicuro non ce l’abbiamo!
Che poi se uno guarda alla storia, tutta questa morale del comando divino non e’ che la si veda molto. Quando il comando divino e’ “non uccidere” e la tua reazione all’esistenza dei catari e’ di farti salire la crociata e ucciderli fino all’ultimo, diventa chiaro che la tua morale non l’hai presa dove hai detto di averla presa. Se il tuo libro sacro dice persino nei suoi pezzi piu’ antiquati tipo il levitico che lo straniero lo devi accogliere come un fratello e la tua reazione ai rifugiati siriani e’ gridare “RUSPAAAAAA” sventolando un feticcio di politico leghista anche se vivi a Napoli, pure diventa chiaro che il termine “cristiano” non è un credo, ma solo un’altra bandiera sotto cui unirsi per dividersi dagli altri grazie al grande gioco dell’equivoco.
Tutti moralisti col culo degli altri.
E quella in fin dei conti e’ la moralita’ piu’ antica possibile, quella scritta davvero nei nostri geni e quella che domina l’italia: l’identita’ tribale, il familismo amorale. Sei dei nostri o sei dei loro, tra le tribu’ non ci puo’ essere dialogo e ogni scusa e’ buona per mettere un muro invalicabile. In questo senso la religione diventa solo un nome, un modo per dire “noi”, costruirsi un’identita’. E poco importa se in teoria quell’identita’ dovrebbe comportare dei dettami morali, nella stragrande maggioranza dei casi non sono neppure presi in considerazione.
Sesso prematrimoniale? E’ la regola. Mentire? una forma di cortesia in certi casi. Rubare? un requisito per ogni buon politico apparentemente. Ovviamente solo se sei dei nostri perche’ altrimenti la castita’ e’ un must, mentire e rubare e’ roba da feccia dell’umanita’. Insomma l’avviso di garanzia nell’occhio del tuo avversario politico diventa cento volte piu’ importante del pluripregiudicato mafioso seduto nel banco accanto al tuo.
Questa pero’ io non la chiamerei manco morale, la chiamerei opportunismo tribale.
E quindi che facciamo una volta che siamo rimasti io e te a chiederci come comportarci?
Che possiamo fare se vogliamo diffidare dell’istinto tribale e non vogliamo prendere per buone le tradizioni motivate a forza di spiriti, spiritelli e autorita’ all’infinito piu’ uno? Come si fa ad ottenere una morale che non sia solo opinione soggettiva pronta a cambiare come tira il vento? Perche’ non usare il kalashnikov come tessera sconto del supermercato?
Ebbene, non siamo i primi a farci questa domanda e un paio di risposte buone secondo me in giro si trovano. Che sia chiaro, non dico che sono buone per valore della tradizione o per l’autorita’ dei filosofi che le hanno proposte, ma perche’ una volta stabilito che io alle persone do un valore, come effetto delle cause biologiche dell’empatia, capire come trattarle diventa un problema razionale.
Certo, direte voi, ma lo stesso “alle persone do un valore” e’ un problema! C’e’ da stabilire dei confini? Ci sono tanti che con il conto del parrucchiere del loro cane ci potrebbero sradicare la polio dall’Afganistan, o che non trovano ragione di muovere un dito per abbassare una statistica sulle famiglie sotto la soglia di poverta’, che rappresenta tanta sofferenza ma prima devono partecipare alla colletta della youtuber che piange perche’ ha perso il suo mascara fuxia e ha bisogno delle loro donazioni per ricomprarselo. In questo vale la pena almeno menzionare una delle correnti di idee su come dare valore, una corrente che ha una storia cosi’ antica che darebbe del giovinastro a Matusalemme: l’umanesimo.
In generale abbiamo tracce dell’umanesimo da quando abbiamo tracce del pensiero umano. E’ esistito un umanesimo nell’antica Grecia. E’ esistito un umanesimo nel rinascimento italiano. E’ esistito un umanesimo nel mondo islamico. E’ esistito un umanesimo nell’antica India. E’ esistito un umanesimo nell’antica Cina. Ovunque nel mondo e in tutta la sua storia, l’uomo e’ arrivato di tanto in tanto alla “stranissima” conclusione che l’uomo ha valore e che si puo’ usare la ragione per stabilire cosa e’ giusto e cosa e’ sbagliato.
Eppure qualcuno si sorprende che si possa pensare una cosa simile! A questo punto tanto vale stupirsi dell’acqua calda, secondo me.
Superato lo shock dell’idea che veramente uno che soffre gia’ solo a guardare un suo simile prendere un calcio nelle noci puo’ reputare importante quel suo simile ed evitargli detto calcio, ci rimane un altro problema: come passiamo dal valore dell’umanita’ al cosa fare noi?
Questa domanda pure non e’ nuova, ma stavolta propongo come risposta quella dell’ultimo arrivato della filosofia: Hume. Ultimo rispetto alla sfilza di umanisti lunga come l’umanita’, s’intende.
Hume ha coniato un suo sistema nel 1700, di cui forse avrete sentito parlare: lo chiamano utilitarismo. E’ in sostanza l’idea che se si da valore agli uomini bisognerebbe fare quel che e’ utile agli uomini e al loro benessere. Lo so, piu’ ovvio di cosi’ posso dire solo che il sole fa luce, che il fuoco brucia e che ‘r ketchup su ‘e fettuccine no!
Ma cosa vuol dire applicare l’utilitarismo? Che se uno sta per strada ed e’ un donatore compatibile per 50 pazienti in attesa di trapianto lo attiriamo in un vicolo buio con un poster di moana pozzi e poi gli si da una botta in testa e 50 problemi risolti? No, perche’ nel lungo termine fare cosi’ significa distruggere ogni parvenza di ordine pubblico e far crollare la societa’, il che non e’ “utile agli uomini e al loro benessere”. E se vi state chiedendo perche’ ho fatto un esempio cosi’ stupido, e’ perche’ proprio questa e’ l’obiezione standard all’utilitarismo. In pratica, far finta che il lungo termine non esista.
Ora, assodato che un discorso sulla morale senza dio esiste da quanto esiste l’uomo e che una buona soluzione per la stessa ce l’abbiamo messa per iscritto e a chiare lettere da prima che esistessero gli Stati Uniti d’America, possiamo far arrivare il memo anche a quei bigotti che sostengono che l’ateo e’ amorale?