Prodigioso per caso? Io non lo credo.
Si fa un gran dire che agli uomini, sazi di certezza e di fredda scienza, manchino ormai quelle avventure che da sempre costituiscono il sale della vita, l’avventura, la cavalleresca cerca delle valorose origini. Ebbene frittelli, oggi vi possiamo raccontare di un ritrovamento che dimostra che non tutto in questo mondo è ormai prono alle leggi binarie del calcolo, povere di emozione e squallidamente scevre di magia. Andiamo a cominciare. Nel corso di una delle istituzionali campagne di scavo che i frittelli della pannocchia di Torino eseguono regolarmente, con l’aiuto di tecniche pastomantiche, al fine di trovare conforto storico a sostegno della propria fede, nonché esercitarsi in attività edificanti e di scherzare in allegria, venne fatto un ritrovamento che non è esagerato definire bello.
Fu il giorno 10 aprile dell’anno corrente, 2015 del Prodigioso, che un piccolo gruppo di pirati, eccezionalmente capitanati dalla stessa Frescova torinese, si calava in una delle numerose segrete della città, che presso i torinesi hanno nome di “infernotti”.
Subito lo strumento pastamantico, nobile schiumarola che vide cappelletti ed agnolotti più di ogni altra al mondo, diede segno, in abili mani, di avvertire un tremito nel tessuto della forza; ma più che quello fu l’emozione che prese tutti i presenti a parlare al loro cuore generoso. Come ebbe a dire un pirata, interpretando il sentimento di ognuno: “Ogni scalino, ogni mattone, ogni pietra e scarrafone portava il marchio del Prodigioso”.
Da certi segni, una presenza risultava inequivocabile, magnetica, e sempre più il drappello, man mano che si avventurava in quegli antri, come un sol pirata non poteva disconoscere che qualcosa di estremamente inusuale stava per accadere. Tralascerò la cronaca puntuale, degna di ben più dettagliata narrazione, e dirò qui soltanto che la cerca fu lunga, ma fruttuosa, e dopo alcune incertezze, apparve alfine quello che è ben documentato nelle fotografie, provvidenzialmente scattate da un pirata dilettante che si trovava a passare di li. Un caso? Io non lo credo.
Quale che sia il giudizio che si voglia dare del manufatto, che da tempo ignoto riposava in un semplice astuccio nel sottosuolo di Torino, si può affermare solo quanto segue.
Si tratta di un tessuto apparentemente in fibra di cotone, che riporta in esso stesso, senza ombra di dubbio, il Prodigioso, nell’atto della propria Passione, che consiste nel dedicarsi al consumo di birra e sguazzare in sughi calorici.
Nulla è possibile dire sull’epoca o sul luogo di origine del manufatto, come anche sugli eventi e le peripezie che l’hanno condotto in tale umile riparo, che non siano suggestive congetture.
Esso è rivendicato dalla Pannocchia di Torino, e giammai potrà essere alienato, né per volere, o comando di qualsivoglia autorità terrena.
Bene frittelli, prima di gridare al Prodigio, governiamo il cuore, ed attendiamo i risultati della Carbonara14, dell’analisi sclerometrica della cottura al dente, organolettica dei condimenti delle fibre, come delle tante altre prove che gli esperti non vedono l’ora di organizzare.
Per il momento, lasciateci esprimere tutta la nostra gioia al popolo pastafariano, con l’orgoglio che il momento richiede, per il grande evento che conferisce, se possibile, ancor maggior lustro alla città dell’Unica Tovaglia, dei Due triangoli magici, dei Tre fiumi, dei Quattro lati della Sacra Bevanda; questa nostra città in cui ancora echeggiano i barriti delle fiere di Annibale e le note dei gemelli Righeira. Per la grande madre Bagna, per la grande nonna Cauda, offriamo in omaggio il nostro ritrovamento ai Veri Credenti, come testimonianza di un cammino che non ci stancheremo mai di compiere.
Ramen, Ahrr e tutta questa specie di cose.