Nuova enciclica pappale: “Pro Heresis”!

Il nostro birramato pastefice massimo Paolo I l’Apostrofo si pronuncia in merito ad un argomento di discussione nato in seno alla Dieta Pastafariana 2023 svoltasi a Ravenna pochi mesi fa.

la considerazione nasce dalla definizione di eresia, infatti “l’eresia non è necessariamente una cosa negativa, lo diventa solo nel contesto di una chiesa dogmatica. La religione Pastafariana non ha dogmi e quindi l’eresia dovrebbe essere vista più come uno stimolo alla discussione che un mostro da combattere“.
Se volete approfondire ecco qua sotto il testo completo della riflessione pappale, non mi resta che suggerirvi “Stay hungry, stay eretic!

Carə frittellə,

 vorrei parlarvi di alcune mie riflessioni sulla questione dell’eresia, ovviamente con particolare riferimento alla nostra fede Pastafariana. Si tratta di un argomento importante e vasto, pertanto non ho nessuna pretesa di affrontarlo qui in maniera esaustiva, ma solo di dare alcuni spunti per future riflessioni più approfondite.

Partiamo dall’inizio. Il termine “eresia“, nella sua accezione originale, significa semplicemente “scelta“; davanti a un punto dottrinale dubbio o controverso il fedele compie una scelta, decidendo autonomamente quale delle differenti interpretazioni abbracciare.

Questo in origine era un procedimento assolutamente lecito, anzi necessario, ma ha gradualmente acquisito nella nostra lingua e nella tradizione un’accezione dispregiativa, a causa dell’affermarsi dell’interpretazione dogmatica delle religioni obsolete, in primis il Cristianesimo nella sua forma di Cattolicesimo. È chiaro che una religione che pretende di avere il monopolio della Verità e della sua interpretazione, non poteva tollerare che i suoi fedeli pretendessero di pensare con la propria testa: ogni scelta in ambito dottrinale era vista come una minaccia all’universalità della Chiesa e, come tale, doveva essere combattuta ed eliminata.

Questo naturalmente è il punto di vista dei vincitori, in quanto in realtà ogni singolo dogma della Chiesa Cattolica nasce dal confronto e dallo scontro tra diverse interpretazioni dello stesso punto: quella vincente è quella “giusta”, quelle perdenti sono state etichettate come eresie e, come tali, deprecate.

Su questo punto si può provare a condurre un piccolo esperimento, sia pure senza nessuna pretesa di scientificità. Provate a chiedere a qualcuno qual è il contrario di eretico: nella maggior parte dei casi vi risponderanno ortodosso, e questo è anche quello che risponderei io in prima battuta; il problema è che il contrario di ortodosso non è eretico ma eterodosso.

L’ortodossia etimologicamente è la “retta opinione” e il suo contrario dovrebbe essere eterodossia, cioè la “opinione differente”. Nell’uso corrente, e in particolare nell’uso cattolico, eretico e eterodosso vengono però considerati sinonimi, perché qualunque scelta (eresia) che esprima un’opinione altra (eterodossa) rispetto alla retta opinione è per definizione non retta, e quindi sbagliata.

Date queste premesse è logico considerare l’eresia il contrario dell’ortodossia, ma quello che sostengo è che questo modo di pensare sia viziato da un approccio che non è necessariamente condivisibile: il contrario di eresia non è ortodossia, ma dogma.

Questa negazione del diritto all’eresia non può ovviamente trovare posto nel Pastafarianesimo, dato che la nostra è una fede non dogmatica e che il nostro principale testo sacro, la Parola del Prodigioso Spaghetto Volante, comincia con un’avvertenza che ricorda che “Il lettore attento potrà trovare nel testo numerosi errori e contraddizioni, persino esagerazioni e spudorate menzogne”.

Se il Testo stesso ci avverte di essere esso stesso contraddittorio, non possiamo certo condannare chi ritiene necessario interpretarlo per risolvere le contraddizioni stesse. Né d’altra parte la Parola dichiara o pretende di essere completa: su alcuni argomenti è esplicita e definitiva, su altri è contraddittoria o vaga, su altri ancora tace completamente; sarà quindi compito del fedele colmare queste lacune, completando e interpretando i passi sui quali la Parola tace o si limita a suggerire. Ed è proprio qui che entra in gioco il ruolo della Chiesa: dove il Testo è contraddittorio o carente, è compito della Chiesa suggerire al fedele un’interpretazione.

Vorrei fare qui una digressione etimologica a proposito della parola “Frescovo”, un termine che ci viene spesso rinfacciato come “parodia” del Cattolicesimo ma che in realtà mostra, ancora una volta, che la nostra fede è differente. Sin dagli inizi del Cristianesimo compare la figura del “Vescovo”, termine derivato dal greco Epìskopos che significa letteralmente “colui che guarda dall’alto”, cioè supervisore; il compito del Vescovo è di controllare il suo “gregge”, termine che già di per sé mostra un notevole disprezzo nei confronti del fedele, considerato alla stregua di una pecora da guidare e controllare. Nella nostra Chiesa invece la guida di una diocesi è affidata a un Frescovo, termine che ha un’etimologia apparentemente simile ma profondamente differente da quella di Vescovo; anche la parola Frescovo deriva da una radice greca, nella fattispecie da Pròskopos, “colui che guarda avanti”, mediante un analogo slittamento della P occlusiva bilabiale in fricativa labiodentale. Il termine in origine, quando i Pirati solcavano i mari, indicava il marinaio che dalla cima dell’albero di maestra scrutava l’orizzonte e indicava al timoniere la rotta da seguire. Quindi il Frescovo non è (come il Vescovo) il guardiano di un gregge di pecore, ma un pari tra pari che si limita a indicare una possibile via da seguire.

Mutatis mutandis questo è il compito della Chiesa: mostrare la via, ma dobbiamo avere sempre ben chiaro che si tratta di una via, non dell’unica via lecita! La Chiesa Pastafariana Italiana non ha dogmi, al massimo si limita a indicare una strada che ritiene, nella sua assoluta fallibilità, la più ragionevole o corretta.

Un esempio vale più di mille parole: qual è l’abbigliamento cerimoniale corretto per un Pastafariano? Il Testo su è molto esplicito su questo punto: ci viene ripetuto almeno sette volte che la veste che il Prodigioso ha scelto per noi è l’abbigliamento da Pirata. A partire da quando il Prodigioso parla a Mosey sul Monte Salsa: “Con una cintura alla vita, una benda sull’occhio e una sciabola in mano mangerete la pasta. Perché voi non sarete più cuochi, ma il ragù sulle vostre porte vi segnerà come Pirati!‘” a quando il Profeta Bobby Henderson ci ricorda che: “… è irriguardoso insegnare le nostre idee senza indossare i paramenti che Lui predilige e che, naturalmente, sono l’abbigliamento da Pirata.” e che forse sarebbe: “… sufficiente portare una benda sull’occhio o una bandana da pirata per far sì che quelle preghiere fossero accolte dal PSV”.

D’altra parte da più di dieci anni a questa parte si è diffusa la cosiddetta Eresia Almista, il cui nome deriva dall’eresiarca Niko Alm, austriaco, che ha combattuto (e vinto) una battaglia legale per ottenere il diritto di indossare uno scolapasta nella foto sulla patente di guida. Si tratta davvero di un’eresia? Senza alcun dubbio: il Prodigioso ci insegna che dovremmo vestirci da Pirati e nel Testo non c’è assolutamente nessun accenno alla possibilità di usare uno scolapasta come copricapo sacro! Quindi quella di Niko Alm è un’eresia: una scelta basata su una sua personale interpretazione della dottrina.

Ma…

Ma è forse per questo condannabile?

Naturalmente no. Nel Testo non c’è neanche alcun accenno al fatto che sia proibito mettere uno scolapasta in testa come segno della propria fede! E poi ci sono diversi illustri precedenti.

Ricordo una striscia di Quino (che purtroppo non riesco a rintracciare) nella quale Mafalda e i suoi amici giocano alla guerra. Manolito rimprovera Felipe che si è messo uno scolapasta in testa dicendogli che non è una buona protezione: è pieno di buchi e quindi non ferma le pallottole. Mafalda gli risponde che forse non ferma le pallottole ma lascia passare le idee.

In una striscia di Calvin & Hobbes, Calvin usa uno scolapasta come “cappello pensatore”, aggiungendo anche un filo di terra per assicurarsi di rimanere ancorato alla realtà.

Una serie di tavole di Silver, il creatore di Lupo Alberto, mostra Enrico la Talpa con una spada di legno e uno scolapasta in testa che va in guerra contro l’imbecillità. Naturalmente alla fine perde dato che, come diceva Schiller contro la stupidità anche gli dei lottano invano.

Quino, Watterson, Silver… Tutti pastafariani? E tutti eretici? O solo coincidenze?

L’Almismo è sicuramente un’eresia, ma è stata ampiamente accettata dalla Chiesa e, soprattutto in Italia, mediante un’operazione di sincretismo è stato creato l’ibrido tra scolapasta e tricorno che normalmente definiamo “colandro” (che non è altro che l’italianizzazione di colander, la parola inglese che indica lo scolapasta).

Quindi tutte le eresie sono accettabili? Beh, sì ma anche no. Facciamo un esempio estremo: supponiamo che qualcuno ci venga a dire che secondo lui solo gli uomini possono diventare ministri di culto perché le donne sono esseri inferiori; noi gli faremmo notare che, al di là di tutto il resto, questo è in contrasto con il terzo Condimento dove dice “E Ficcati Questo Nella Tua Testa Dura: Donna = Persona. Uomo = Persona. Uguale uguale”. Supponiamo che questo insista e sostenga che no, è proprio così, perché glie lo ha detto il Prodigioso di persona; noi potremmo fargli notare che il settimo Condimento dice: “Preferirei veramente che tu non andassi in giro a dire alla gente che Io parlo con te. Non sei così importante. Fattene una ragione.”

Ma se nonostante tutto questo lui continuasse a sostenere la sua eresia? Beh, il primo Condimento dice: “Preferirei veramente che tu non ti comportassi come uno stupido bigotto sono-più-santo-di-te quando parli della Mia Spaghettosa Bontà.”, quindi OK, pace, pensala come credi, ma non pretendere che anche gli altri si adeguino.

Quindi esistono eresie “buone” ed eresie “cattive”? Beh, no. Esistono eresie che vengono accettate dalla maggioranza dei fedeli e altre che non vengono accettate. Come tu hai il sacrosanto diritto di avere la tua opinione, gli altri hanno lo stesso diritto di condividerla o meno. Semplice, no?

Sono ormai alcuni anni che auspico la costituzione, in seno alla Chiesa, di un organismo che ho denominato Disquisizione Pastafariana: quando viene proposta un’eresia, invece di combatterla come fanno le religioni obsolete noi dovremmo avere uno strumento per prendere l’eresiarca e dirgli: “OK, tu la pensi così. Parliamone”. Senza bisogno di usare ferri roventi, roghi o altri strumenti del genere, semplicemente parliamone; magari ci convincerai che la tua posizione è migliore della nostra, magari no, ma alla fine potremo sempre andare a pregare insieme alla stessa tavola.

 RAmen.

Bologna, 21 marzo 2023, Paolo l’Apostrofo.”

 


 

Presidente della Chiesa Pastafariana Italiana - Frescovo emerito di Como, Pannocchia del Missultin Ciöcch

1 Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo non verrà pubblicato. Campi obbligatori con l'asterisco*.

Ricevi un avviso in caso di risposta. Oppure iscriviti senza commentare.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.