Bestemmia libera!

In quel bel paese a forma di stivale su cui stiamo a farci ricche spaghettate, abbiamo una costituzione con alcuni pezzi meravigliosi. In particolare mi è sempre piaciuto l’articolo 21.

Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.

La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.

Bellissimo, vero? Certo, poi c’è la fine che vieta gli atti osceni, ma quella l’ha già ammazzata Colpo Grosso con i suoi spogliarelli su tv nazionale.

Le ragazze “Cin Cin” di Colpo Grosso

Eppure ci sono delle leggi che stanno a questa poesia costituzionale come un cd dei Metallica a una seduta di meditazione. Mi riferisco alle cosiddette leggi sulla blasfemia.

Vuoi dare del porco al budello? no problem. Vuoi dire che il defunto re Jeoffrey era uno stronzetto insulso? nessuno ti farà problemi. Vuoi arguire che i licenziosi costumi delle protagoniste femminili di Beverly hills le qualificano per esser donne di malaffare? Ti fanno i complimenti per il linguaggio forbito.
Ma prova a pescare i personaggi dal calendario o da quei grossi libri polverosi che non legge mai nessuno con un simbolo sacro in copertina, lì ti si fanno 500€ sull’unghia e poi chiedono il licenziamento in tronco di chi gestiva la trasmissione in cui stavi.

Sia chiaro, l’ “illecito amministrativo” te lo danno solo se bestemmi proprio il capoccia e certo, c’è il primogenito del boss che è un pò una zona grigia, per alcuni è la stessa cosa, per altri è uno e trino, per altri ancora solo latrino, insomma, spera di aver fortuna con l’avvocato se vuoi fare accostamenti canini con quello. Tutti gli altri sono porcabili senza ritegno, stranamente.

Di motivazioni per bestemmiare ognuno sceglie le proprie, ma per quelli che proprio non vogliono far nulla che non sia utile, beh, ci sono ricerche che dimostrano che le bestemmie sono un antidolorifico dal rapporto qualità prezzo inarrivabile. Gratis per qualcosa di buono, imbattibile!

 

Ma perchè tanto astio per la salubre bestemmia?

Qualcuno dice che è una questione di rispetto per il credente. Che se gli porchetto il suo amico immaginario lui s’offende. Ora, io son d’accordo a rispettare il credente, ma non al punto di crederlo un dio. Perchè se si vuol dire che bestemmiare significa offendere la persona del credente, allora la persona del credente e quella del cane-in-corso devono essere una sola.

Altri dicono che non è che il teista si creda un dio, ma che gli vuol così bene che è come se gli offendessi un familiare. Con questa idea ci sono non uno, ma quattro problemi.

  1. Dimostrare che esiste. Le persone a cui si vuole limitare la libertà di espressione non solo esistono, ma sono pure parecchi milioni. In italia i non religiosi sono il 10% della popolazione, a cui vanno aggiunti tutti i veneti e i toscani per lo meno. Dall’altro lato abbiamo solo un’ipotesi di una persona offesa. Cui dovremmo credere sulla parola di qualcuno che ha sentito dire dal fratello del cognato del tipografo che c’è scritto su un libro (che non si è letto) che il suo dio esiste. Quindi da un lato la libertà di espressione di persone in carne ed ossa, dall’altro la reputazione di uno che manco se lo inviti per una spaghettata si fa vivo.
  2. Il paradosso di un dio che è lì con te e se gli dai del porco invece che dell’agnello si incazza di brutto ma che poi non ti fa mica capire che è incazzato. Ma neanche a botte di “dovresti sapere cos’è che non va”, come nelle coppie più rodate. Quello proprio niente. Come se non ci fosse. Mo, se c’è e può reagire da se, come sostengono i fan del sempre imprecato in questione, evidentemente se tace vuol dire che per lui non c’è problema. E se non si lamenta l’interessato, perchè il credente deve mettersi in mezzo?
  3. Il dio cristiano un nome ce l’ha: YHWH e il bestemmione generico invece tipicamente è molto più facile da rimare. Prima di offendersi per un generico lancio di divinità, bisognerebbe prima chiedere “scusa, quale dio?”. Anche perchè invece quando si specifica ma è un altro dio nessuno si offende! Prendiamo un “per diana!” : nonostante si stia nominando in vano (e quindi bestemmiando) una divinità latina, nessuno si scandalizza. Provate poi con “thor rana” o con “odino impagliato” e potreste addirittura scucire qualche risata persino ai più bacchettoni.
  4. Se esiste è padre del bestemmiatore quanto del bacchettone in preda a una crisi isterica, quindi perchè mettere lo stato in mezzo ad un rapporto padre-figlio? Saranno problemi loro di come si vogliono chiamare!

Poi c’è chi dice che è volgare, ma volgare in cosa?

Il boia non è certo un mestiere volgare, al massimo può esserlo quello della battona che però è un mestiere che non si attibuisce al boss, ma casomai alla consorte minorenne quasi consenziente sulla quale come dicevamo prima c’è campo libero. E non è volgare neanche l’accostamento tra divinità e animale, specie se consideriamo che le prime divinità spesso si trasformavano in animali o erano addirittura parzialmente animali e che l’agnello di dio è parte delle stesse celebrazioni in onda su Rai Vaticano.

La volgarità dovrebbe stare quindi specificamente nell’animale utilizzato, ma non si è capito perchè tutto questo apprezzamento per gli agnelli e tanto disprezzo per cani e porci. Che c’è di volgare nel maiale, quando arrosto fa ottima figura pure lui al pari dell’agnello? E pure il migliore amico dell’uomo non è forse una bestia nobilissima? Come si fa allora a dire che è volgare scambiare animale?
Domande queste che non avranno mai risposta.

Va però ricordato che un maiale divino esiste eccome! Il suo nome è Dio Maiale o Shen Dzu. Si tratta di un dio venerato in asia, festeggiato addirittura con colossali abbuffate della carne del suo sacro animale totemico, ingrassato apposta fino a limiti inconcepibili!
E ricordo pure di una zona dell’indonesia dove l’unico termine per gli animali “all’occidentale” è proprio “maiale”, che sostituisce anche l’agnello. Indovinate come è tradotta la bibbia in quelle terre! Si, pare un porcile per quanti suini ci son finiti in mezzo. Nel vietare la bestemmia insomma, si vieta anche a chi ha la fede un pò più a oriente di professare il suo amore per il divino.
E poi c’è lui, uno dei più invocati:

 

Il primo Dio Cane della storia

Alla fin fine il tabù in se stesso non mi dà neanche tanto fastidio . C’è più gusto a catapultare un porco al momento giusto, se nessuno se l’aspetta. Quello che mi dà fastidio è che se ne debba occupare lo stato, coi miei soldi, pagare giudici, uscieri, avvocati, pubblici ufficiali, appuntati e contrappuntati, tutto per multare qualcuno che si è sfogato col boia sbagliato.

Quel che proprio non sopporto, invece, è che in uno stato che non ha una religione di stato, ci sia un divieto di stato di critica alla religione a mezzo di suino. Perchè parliamo chiaro: i 500€ di multa per la bestemmia, sono solo una forma di censura.
I cattolici hanno approfittato di un momento di debolezza dell’Italia per rendere reato questo tipo di critica, certo un momento lunghetto, un ventennio (fascista), ma sempre un momento. E ancora oggi ci ritroviamo questo residuato bellico-giuridico nel codice che detta legge su quale personaggio immaginario possa o meno essere mandato a fare in culo.

E anche questa è una forma di discriminazione.

Perchè se il bigotto può censurare le mie bestemmie per l’offesa che portano alla sua fragile sensibilità, io ne avrei di cose da censurare. Ogni preghiera offende la mia ragione, ogni veste di ogni prete insulta il mio rispetto per l’eguaglianza tra uomini, ogni chiesa mi grida vendetta dai mattoni sprecati per costruir quella invece che una scuola o un ospedale, ogni dichiarazione di Papa Manesco lamenta una spregevole mancanza di riferimenti alla pedofilia nel clero. Ma nulla di tutto questo mi offende quanto la censura.

Se sono le sensibilità offese a giustificare la censura di stato alla libertà di blasfemia, allora qui ci sono due pesi e due misure. Un trattamento di favore per delle sensibilità di prima classe che invocano lo stato a fermare l’assalto delle cariche suine e delle sfalciate dei boia, e un trattamento a pesci in faccia ad altre sensibilità, ruote di scorta della democrazia, che davanti a una propaganda martellante in ogni dove, non possono neanche pretendere che non venga fatta coi loro soldi.

Insomma, non è solo censura. E’ discriminazione.

Dai un’occhiata a Ceci n’est pas un blashpème, il festival delle arti per la libertà di espressione e contro la censura per motivi religiosi.

P.S.:  la IHEU (organizzazione umanista internazionale) ha avviato la campagna “end blasphemy laws“, che è tutt’ora in corso. Qui trovate un pò di informazioni a riguardo: http://www.nextquotidiano.it/gli-atei-per-labolizione-legge-contro-blasfemia/
E chi vuole direttamente registrarsi per aderire alla campagna, può farlo qui: http://end-blasphemy-laws.org/sign-up/ oltre ovviamente a seguire la nostra campagna DioScotto e le nostre attività a riguardo.

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