Lucido sì…sobrio NO

Ci arriva dall’alto, non quello dei cieli, ma dei palazzi del potere, l’invito a celebrare il 25 aprile con sobrietà.
E noi, umili servitori del Sacro Spaghetto, rispondiamo con la dovuta fermezza e una spruzzata di pecorino:
Lucidi sì, sobri no.
Lucidi, certo. Perché ricordare la Resistenza richiede mente sveglia e occhi ben aperti, specie quando chi governa preferisce che l’antifascismo resti un argomento da cantina.
Ma sobri… proprio no. Il nostro Dio è un gomitolo di Pasta Volante: non ama le cose scipite. E nemmeno noi.
Il 25 aprile non è un funerale, è una resurrezione collettiva. È il giorno in cui ci siamo scrollati di dosso la sugosissima oppressione fascista, e abbiamo scelto la libertà, la dignità, il diritto a cucinare come vogliamo e pensare con la nostra testa (meglio se coperta da un colapasta, che protegge dalle fandonie).
Chiedere sobrietà è fuoriluogo e profondamente sospetto.
La libertà si festeggia con forchette alzate, cori stonati, racconti urlati e piatti abbondanti. Non con la voce bassa e il broncio istituzionale.
Il 25 aprile si celebra come si deve: con gratitudine, fermento e frittelle.
Lucidi, per ricordare da dove veniamo.
Non sobri, per non dimenticare quanto è bello essere liberi.
Pasta la Vittoria Sempre!
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